Il costo della criminalità, un conto da 150 milioni in Lombardia. Milano maglia nera

Lo studio della Cattolica: un prelievo medio di 15 euro ad abitante

Furto in villa (immagine di repertorio)

Furto in villa (immagine di repertorio)

Milano, 28 luglio 2016 - La criminalità presenta il conto. Nel 2015, furti e rapine sono costati 15 euro a ogni lombardo. A svelarlo è il rapporto «Il danno della criminalità comune», nato dalla collaborazione tra il centro «Transcrime» dell’Università Cattolica di Milano e il Dipartimento della Pubblica Sicurezza del ministero dell’Interno. La ricerca è uno dei primi tentativi di misurare il danno della cosiddetta criminalità comune o non organizzata esaminando due parametri: la gravità dei reati e i costi (diretti e indiretti) generati. «Il conteggio dei reati non è più sufficiente per comprendere a pieno i danni prodotti dalla criminalità - dichiarano Marco Dugato e Serena Favarin, autori dello studio -. Occorre combinare il numero di reati con la quantificazione della loro gravità e dei costi che ne derivano per comprendere al meglio le conseguenze».

In Italia, secondo quanto emerge dalla ricerca, negli ultimi dodici mesi sono stati sottratti 706 milioni di euro, 12,5 euro per abitante. In Lombardia il conto pro capite è più salato della media nazionale: una tassa da 15 euro che moltiplicata per il numero di residenti porta il conto regionale a 150 milioni.

Allarmante è soprattutto il dato relativo alla provincia di Milano. Qui, nel 2015, la criminalità ha prelevato 106 milioni di euro, 33,4 euro a persona. «L’obiettivo della ricerca è fornire una rappresentazione dell’impatto della criminalità comune sui territori italiani», puntualizzano gli autori dello studio. «Siamo partiti dalla considerazione che i reati non sono tutti uguali, ma hanno una diversa incidenza sul vissuto dei cittadini a seconda della loro gravità e del loro impatto economico sui bilanci familiari».

I ricercatori del centro «Transcrime» dell’Università Cattolica di Milano hanno definito un indicatore di gravità. Un valore matematico calcolato partendo da tre fattori: le denunce alle forze dell’ordine, la popolazione residente nel territorio e la pena media prevista per la tipologia di reato, divisi tra violenti (omicidi, violenze sessuali, lesioni e percosse) e appropriativi (furti e rapine). In Lombardia, i reati più gravi si registrano nel Milanese, mentre Lecco è la provincia con i casi più lievi.

Milano è maglia nera anche nella graduatoria dei costi economici diretti provocati dalla criminalità comune, ottenuti moltiplicando le denunce di ogni provincia per l’importo economico medio sottratto alle vittime. «È stato possibile calcolare questo indicatore per rapine, rapine in banca, furto con destrezza, furto in esercizio commerciale, furto con strappo e furti su auto in sosta» precisano i curatori del rapporto «Il danno della criminalità comune». Se Milano con 33,4 euro a residente è la seconda provincia più alta dopo Roma (37,6 euro pro capite), Sondrio presenta invece il dato più basso.

A incidere sul danno economico regionale provocato dai reati sono soprattutto le rapine in banca e i furti con destrezza o su auto in sosta. Due voci che pesano sui 150 milioni pagati dalla Lombardia rispettivamente per il 42 e il 15% del bilancio. Una proporzione confermata anche a Milano dove cresce ulteriormente il valore delle rapine in banca (53%) e cala leggermente la voce furti (13%).

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