Sfregiato con l'acido: Martina, Alex e Andrea tornano sul luogo del falò. Il pm ordina il sopralluogo

Il secondo martello, i vestiti, le bottiglie di muriatico, le tracolle e la cartelletta con i target futuri della coppia Levato-Boettcher. Ci sarà un sopralluogo sui resti del falò appiccato a Viboldone di Marinella Rossi

Alexander Boettcher e Martina Levato in tribunale con la polizia penitenziaria

Alexander Boettcher e Martina Levato in tribunale con la polizia penitenziaria

Milano, 28 marzo 2015 - Il secondo martello, i vestiti, le bottiglie di muriatico, le tracolle e la cartelletta con i target futuri della coppia Levato-Boettcher. Ci sarà un sopralluogo sui resti del falò appiccato a Viboldone, là dove il complice degli amanti acidi, il bancario Andrea Magnani, ha detto (il 17 marzo davanti alla nona penale nel rito abbreviato per l’aggressione a Pietro Barbini) di avere bruciato la notte del 28 dicembre, dopo l’assalto allo studente a Boston, un suo martello (di cui nulla si sapeva) e tutti i corpi di reato, sotto la regia minacciosa della bocconiana Martina.

«Salii in macchina, insieme (con Martina, ndr), andammo acercare un autolavaggio... Mi disse di andare in direzione San Donato... poco dopo Viboldone c’è un casolare abbastanza grosso, sembra un capanno industriale, sulla sinistra c’è una strada sterrata... e mi chiese di andare in quella strada. Io andai... mi chiese di prendere i vestiti e di buttarli all’interno di un fossato.. Io feci tutto quello che lei mi disse di fare». «Una volta messi i vestiti, buttò sopra i due contenitori di acido che lei aveva... mi chiese a me di buttarci sopra la benzina... prese un accendino, mi chiese di prendere un pezzo di carta e... abbiamo dato fuoco ai vestiti, ai contenitori, alle borse, a ogni cosa si trovava in via Carcano dove avvenne l’agguato, quindi andò tutto in fumo».

Nella foto distribuita dalla Polizia, Alexander Boettcher e Martina Levato (Ansa)

Il sostituto procuratore Marcello Musso ha notificato un decreto di sopralluogo per il 31 marzo nel luogo indicato da Magnani, e alla presenza del bancario indagato cui verrà chiesto di «fornire utili indicazioni». Decreto inviato ai tre indagati e alle parti lese (Barbini, difeso da Paolo Tosoni; Antonio Margarito, lo studente accoltellato da Martina; Stefano Savi, il ragazzo agggredito il 2 novembre con l’acido per «uno sbaglio di persona», dovuto alla somiglianza col fotografo Giuliano Carparelli, che è assistito da Andrea Orabona; e Giuliano stesso che, vero obiettivo della coppia, dall’acido si salvò il 15 novembre perché pioveva e si riparò con l’ombrello). Si cercano possibili reperti sopravvissuti all’incendio da analizzare: «impronte digitali» e «liquidi». E si cerca, con l’aiuto di un metal detector, la mazzetta-martello di cui parla, in una delle rivelazioni rateizzate lo stesso Magnani: quella che - scrive il pm - «afferma di avere gettato insieme ad ogni altra traccia del delitto commesso in via Carcano».

Nell’interrogatorio reso a porte chiuse, il bancario rappresentava sulla scena di via Carcano un secondo martello (suo o no?): come è noto, Alexander fu placcato nell’inseguimento a Pietro proprio con una mazzetta in mano. «Alexander aveva due martelli, uno addirittura l’ho acquistato io, era una mazzetta acquistata da me in zona viale Monte Nero, una sera che ero con Alexander, c’è un ferramenta e lui mi disse che lui aveva preso lì una mazzetta e io avevo intenzione comunque di prenderne una per me».

Così il 28 dicembre un martello ce l’ha in mano Boettcher che insegue Pietro appena bagnato da due lanci d’acido partiti da Martina, e uno ce l’ha Magnani. Chiedeva l’avvocato di Boettcher, Ermanno Gorpia: «Quindi avevate due mazzette identiche?» «Si certo». Ma la mazzetta sequestrata dalla polizia «era quella di Alexander». «La mazzetta mia sarà a Viboldone, tanto non può bruciare quel materiale il martello, la mia mazzetta che è andata bruciata insieme ai due contenitori» di acido.

marinella.rossi@ilgiorno.net

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