Coppia dell'acido, stacanovisti 24 ore su 24: sbagliato il bersaglio pronti a ricolpire

Il 2 novembre la banda “purifica” Savi, il 3 è sulle tracce di Carparelli di Marinella Rossi

Martina Levato e Alex Boettcher

Martina Levato e Alex Boettcher

Milano, 7 ottobre 2015 - I rulli compressori dell’acido. Il 3 novembre, a meno di 24 ore dall’aver sfregiato col solforico Stefano Savi («perdeva liquido corrosivo», dice in udienza il vice sovrintendente della squadra mobile Massimiliano Pascali che trova pozze sulle scale esterne di casa salite dal ragazzo in cerca d’aiuto), la banda Boettcher-Levato-Magnani era già a caccia dell’uomo giusto. Pochi attimi dopo l’agguato a Stefano, e con un buco che il complice pentito Magnani lascia non spiegando come abbiano capito di aver sbagliato bersaglio, i tre sono già sulle tracce, via telefono, di Giuliano Carparelli.

Un nome - emerge al dibattimento a carico di Boettcher in cui ieri vengono sentiti poliziotti di scientifica, volanti e squadra mobile – cui Martina Levato arriva già l’8 ottobre: dopo un’indagine (condotta con Boettcher) sulle amiche per tentare di individuare il giovane con cui aveva fatto sesso fuori del Divina mesi prima, la ragazza accede al muro Facebook del fotografo. E, stacanovisti delle purificazioni, non fanno passare più di dieci giorni - stando agli elementi dati dalle celle telefoniche incrociate con le dichiarazioni di Magnani - prima di arrivare, notte tra il 18 e 19 ottobre, al sopralluogo al Divina. Alle domande degli avvocati dei Savi, Andrea Orabona e Benedetta Maggioni, l’ispettore Vincenzo Pietracupa spiega che i telefoni dei tre imputati sono rilevati nello stesso momento dalle celle compatibili col parco Ravizza (luogo di allenamenti) e il Divina. È la sera in cui Martina e Alexander sbagliano persona. Vedono Stefano e lo confondono con Carparelli (in quei giorni è all’estero). Quindi lo seguono, almeno in parte - stando alle parole di Magnani - o fin sotto casa? Potrebbe essere stato sufficiente questo, per dare via all’agguato. Che avviene dodici giorni dopo, quando alle 4,29 del mattino del 2 novembre dal telefono di Boettcher parte una telefonata di 11 secondi a Magnani, sotto casa di questo in via Venosa. Il bancario accompagna la coppia tra via Postumia e Quarto Cagnino, dove Stefano verrà investito da acido puro.

I tre hanno sapienza criminale, se - come riferisce Pietracupa - nessuno di loro ha mai il telefono attivo in coincidenza dei tre agguati. Ma il processo si snoda fra tensioni e una girandola d’avvocati. Il difensore di Boettcher, Alessandra Silvestri, annuncia il suo ritiro momentaneo, per via di «aggressioni verbali da parte di pm e parti civili» subite nella precedente udienza (che il presidente Elena Bernante esclude: «Solo dialettica processuale»). Quindi passa la toga al collega Michele Andreano che imposta una difesa su nullità processuali e contestando tre verbali di perquisizione/sequestro sull’auto di Boettcher, che darebbero conto - tra il 28, 29 dicembre e 15 gennaio - di ritrovamenti successivi. Come è possibile? Chiede l’avvocato. Ma senza osar di prefigurare che maschere di carnevale, manette e bombolette urticanti nell’auto di Alex, elencate solo nel verbale del 15 gennaio, ce l’abbia infilati qualche manina o manona. marinella.rossi@ilgiorno.net

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