Riciclavano gioielli con l’aiuto dei clochard. Otto anni a due fratelli «compro oro»

In via Padova processione di immigrati pagati con pochi euro. Servivano da prestanome per "frazionare" ingenti importi di oro e preziosi che in realtà era refurtiva proveniente da colpi in ville e appartamenti di Mario Consani

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Milano, 30 marzo 2015 - Riciclavano oro, gioielli e oggetti rubati, facendosi aiutare in cambio di pochi euro da una schiera di poveracci del vicino centro di accoglienza. È finita con una pesante condanna in primo grado a otto anni di reclusione, per i fratelli Giovanni e Luciano Bianchi, 73 e 64 anni, titolari del “compro oro” Gold team srl di via Padova, finiti in manette un anno fa. Il gup Cristina Mannocci, al termine del processo celebrato con rito abbreviato, è andata anche oltre le richieste di pena avanzate dal pm Luigi Luzi, ritenendo il negozio un vero e proprio centro di “ripulitura” di refurtive provenienti da svariati furti in ville e appartamenti messi a segno in diverse località del nord Italia dalla banda di ladri georgiani sgominata l’anno scorso, e transitate poi da un gruppetto di ricettatori.

In via Padova, negli anni tra il 2011 e il 2014, stando agli inquirenti sarebbero stati “ripuliti” beni rubati per un valore complessivo superiore ai tre milioni. Il meccanismo illegale messo a punto dai due titolari, che volevano almeno apparire in regola, serviva loro per non violare la normativa antiriciclaggio (non più di mille euro cash per ogni acquisto) e al tempo stesso esaudire le richieste dei piccoli ricettatori che, ovviamente, pretendevano di essere pagati totalmente in contanti.

Così i fratelli Bianchi avevano suggerito ai loro fornitori di presentarsi frazionando le loro refurtive in tanti piccoli “pacchetti”, ciascuno di un valore che sfiorasse i mille euro. Certo, però, che l’operazione non sarebbe stata credibile se il venditore fosse stato sempre lo stesso, ad esempio in 40 operazioni successive. Ma dove trovare dei prestanome credibili? Facile: tra gli ospiti per lo più disperati, immigrati o barboni, di un vicino centro di accoglienza. In cambio di una decina di euro al massimo, molti di loro hanno accettato di presentarsi al banco del “compro oro” di via Padova con il proprio pacchettino confezionato, salvo consegnare subito dopo i mille euro ottenuti a chi aveva offerto loro il “lavoretto”.

Peccato, per i presunti riciclatori italiani, che il loro trucco sia stato alla fine scoperto, dopo che gli inquirenti avevano provveduto ad un controllo sui nomi più ricorrenti tra i venditori d’oro, venendo a conoscere, così, le loro particolari caratteristiche... Oltre a quelle per i fratelli Bianchi, il gup Mannocci ha inflitto anche a quattro dei loro “fornitori” condanne fra i tre e i cinque anni di carcere.

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