Martedì 23 Aprile 2024

Città Metropolitana, «sì» allo Statuto. Ma resta un buco da 40 milioni

Il nuovo ente non ha i soldi per garantire i servizi della Provincia di Massimiliano Mingoia

La Città metropolitana nasce fra critiche e speranze (Newpress)

La Città metropolitana nasce fra critiche e speranze (Newpress)

Milano, 19 dicembre 2014 - C'è lo statuto, ma mancano i soldi, almeno 40 milioni di euro per garantire i servizi oggi gestiti dalla Provincia. La strada per far funzionare la Città metropolitana è ancora tutta in salita. Il nuovo ente locale che dal 1° gennaio prenderà il posto della Provincia di Milano da ieri ha le sue regole. Dopo una seduta fiume di 17 ore che si è conclusa all’1,45 di mercoledì notte dopo la discussione di oltre 200 emendamenti, il Consiglio metropolitano ha approvato lo Statuto della Grande Milano: 18 i voti favorevoli (il sindaco Giuliano Pisapia, i consiglieri di centrosinistra, Forza Italia e Ncd), 2 i contrari (Lepore e Fusco della Lega Nord) e un astenuto (Osnato di Fratelli d’Italia). Mentre i due consiglieri della lista civica (Cappato e Biscardini) non hanno partecipato al voto per protesta.

L'ultimo passaggio politico è fissato lunedì, quando la Conferenza dei sindaci dei 134 Comuni che fanno parte della Città metropolitana darà il via libera definitivo allo Statuto. Scadenza rispettata: il documento sarà approvato entro fine anno. Prevista l’elezione diretta del sindaco e del Consiglio metropolitani, ma solo dopo che Milano creerà zone con autonomia amministrativa e l’area vasta sarà divisa in zone omogenee. Ma i veri nodi da sciogliere da qui al 1° gennaio sono altri tre: fondi, competenze e personale. Le risorse sono il problema principale. Il sindaco metropolitano Pisapia e il suo staff hanno già fatto i conti: per far funzionare al meglio la Città metropolitana mancano ancora 40 milioni di euro nel 2015. Soldi indispensabili per garantire le manutenzioni necessarie a strade e scuole, in primis. Pisapia, anche ieri, ha rilanciato l’allarme: «Bisogna fare di tutto perché la Città metropolitana non parta moribonda, su questo abbiamo fatto non solo un appello ma richieste forti e fondate al Governo, a tutela dei lavoratori e delle competenze del futuro ente che non può essere una nuova Provincia ma deve essere profondamente diversa». Il segretario milanese del Pd Pietro Bussolati, membro del Consiglio metropolitano, rilancia l’allarme: «Noi abbiamo fatto il nostro dovere e approvato lo Statuto entro la fine dell’anno, ora tocca al Governo fare la sua parte».

Nodo competenze. Tutto congelato per alcuni mesi. Nel senso che la nuova Città metropolitana avrà le stesse identiche competenze della vecchia Provincia. Sì, perché il presidente della Regione Roberto Maroni ha fatto sapere che Palazzo Lombardia, nella fase iniziale della Grande Milano, non prenderà in carico nessuna competenza della Provincia. Ciò significa che anche la gestione dell’Idroscalo sarà di competenza della Città metropolitana. L’ultimo nodo riguarda il personale. Sugli oltre 1.200 dipendenti attualmente in capo alla Provincia, la legge Delrio prevede che il 30 per cento venga trasferito ad altri enti locali: Regione e Comuni. In pratica 350 dipendenti provinciali dovranno lasciare Palazzo Isimbardi o le sedi decentrate della Provincia ormai quasi estinta.

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