L’ultima chiatta milanese in mostra in Darsena: Comune e Villoresi aprono

È degli anni ’40 e viaggiò fino al ’79. Navigli Live vuole portarla nel vecchio porto per i sei mesi di Expo. Positive le prime riunioni ma per il via libera servono approfondimenti. E lungo i Navigli riprende la navigazione di Giambattsita Anasatsio

IL RITORNO A sinistra, la chiatta  a Castelletto di Cuggiono; sopra, il tragitto  che farà per arrivare  fino alla Darsena

IL RITORNO A sinistra, la chiatta a Castelletto di Cuggiono; sopra, il tragitto che farà per arrivare fino alla Darsena

Milano, 3 aprile 2015 - Riportarse in Darsena un esemplare autentico di antica chiatta milanese è, ora, un sogno possibile. Le storiche imbarcazioni che per oltre un secolo hanno solcato i Navigli trasportando ogni genere di merce, compreso il marmo di Candoglia col quale è stato costruito il Duomo, sono andate via via perdendosi col trascorrere degli anni, la chiusura della navigazione commerciale in città e l’avanzare della modernità. Non c’erano riscontri della sopravvivenza di chiatte vere, non fino ad un anno e mezzo fa, quando Matteo Garzonio, ha scoperto per caso, durante una pedalata lungo il Naviglio, l’esistenza di due ultimi esemplari conservati alla cava Valentino di Castelletto di Cuggiono. Dopo studi e accertamenti, ecco il verdetto: «Chiatte autentiche, di seconda generazione, di quelle usate a partire dagli anni Quaranta, di quelle in ferro. Le imbarcazioni in uso negli anni Venti o Trenta erano, invece, in legno e di dimensioni più ridotte». Quelle scoperte a Castelletto di Cuggiono, invece, sono lunghe 37 metri, larghe 5 e alte 1,30 metri. Possono trasportare fino a 120 tonnellate di sabbia e secondo quanto ricostruito, l’ultimo viaggio verso l’antico porto della città lo hanno compiuto a marzo del 1979. Da qui l’idea. Garzonio ha coinvolto «Navigli Live» e proposto alle istituzioni di esporre una delle due chiatte nella nuova Darsena durante i sei mesi dell’Expo. Delle due si è scelta l’imbarcazione che necessita di minori interventi, sebbene il costo del restauro conservativo superi i 50mila euro. Risorse alle quali dovranno badare sponsor privati.

IL RITORNO A sinistra, la chiatta a Castelletto di Cuggiono; sopra, il tragitto che farà per arrivare fino alla DarsenaSono 35 i chilometri d’acqua che separano la cava di Castelletto dalla Darsena. Ma la strada più lunga, tortuosa e difficile da percorrere è quella della burocrazia. Sulla Darsena decidono ben quattro enti: il Comune in quanto proprietario, la Sovrintendenza perché il porto è vincolato, il Consorzio Villoresi, al quale spetta concedere l’autorizzazione alla navigazione e Navigli Lombardi che veglia invece sull’occupazione delle acque. Senza contare, poi, la necessità di siglare accordi e assicurazioni con chi è proprietario della cava e quindi delle barche. Missione impossibile? Il via libera all’operazione ancora non c’è. Ma l’esito dei primi incontri, l’ultimo solo martedì, è stato positivo. Dall’assessorato al Demanio del Comune fanno sapere di «aver ricevuto la richiesta dell’associazione Navigli Live, di non aver alcun pregiudizio negativo nei confronti della proposta e di aver avviato l’istruttoria». Laura Burzilleri, direttore generale del Consorzio Villoresi, spiega: «Noi siamo sempre favorevoli alle iniziative che valorizzano la comunità dei Navigli e questo progetto va in quella direzione. Dobbiamo però verificare che ci siano tutte le condizioni e che siano prese tutte le precauzioni necessarie perché un’imbarcazione lunga 37 metri possa effettivamente essere spostata in tutta sicurezza e tornare, alla fine dell’evento, a Cuggiono senza alcun danno». Detto altrimenti: la volontà politica c’è, ora si deve lavorare sulle carte.

di Giambattista Anastasio

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