Strage Charlie Hebdo, manifestazione di Emergency in piazza Duomo per #Stareinsieme. Gli islamici: "Ci saremo"

Decine di associazioni hanno già dato la propria adesione per la manifestazione in programma domenica 10 gennaio alle 15.30 in piazza Duomo

ANSA

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Milano, 9 gennaio 2015 - Decine di associazioni di ogni orientamento politico, religioso e civile hanno aderito alla manifestazione organizzata da Emergency per il 10 gennaio 2015 in piazza Duomo a Milano. Lanciata con l'hashtag #stareinsieme, l'appuntamento è per le 15.30 e servirà per esprimere solidarietà alle vittime del terrorismo in Francia e per dimostrare l'unità nella difesa dei diritti. «Non vogliamo cedere alla paura e all'odio - spiega una nota -. Rifiutiamo la logica di chi divide il mondo in base alla religione, al colore della pelle, alla nazionalità. Rifiutiamo la logica di chi specula sulla morte per i propri interessi, alimentando una spirale di odio e violenza. È il momento di stare insieme, di far sentire la voce di tutti quelli, e sono tanti, che di fronte alla morte e alla violenza rispondono con il dialogo, la solidarietà e la pratica dei diritti».

Sul web l'incontro viene divolgato anche con gli hashtag #JeSuisCharlie e #CharlieHebdo e trova appoggio anche nella comunità islamica di Milano. «Domani pomeriggio saremo in piazza del Duomo per prendere le distanze dagli attentati terroristici di Parigi e manifestare la nostra solidarietà alle famiglie delle vittime». Lo spiega Abdel Hamid Shaari, l'architetto libico che nel 1989 ha fondato a Milano l'Istituto culturale islamico di viale Jenner. Intervistato davanti al Palasharp poco prima della preghiera del venerdì, Shaari ha annunciato che la comunità islamica parteciperà compatta alla manifestazione a cui hanno già aderito fra gli altri Acli, Arci, Fiom e Anpi.

«La strage di Parigi ci ha lasciati addolorati, sgomenti, arrabbiati - si legge ancora nel comunicato di Emergency -. Tutti sentiamo il bisogno di reagire. Ricordiamo quello che il premier norvegese Stoltenberg disse dopo la strage di Utoya del 2011: «Reagiremo con più democrazia, più apertura e più diritti». Tutti quelli che non fanno distinzione tra le vittime di Utoya e Peshawar, di Baghdad, di Baqa e di Parigi, nel Mediterraneo e a New York. Tutti quelli che credono che diritti, democrazia e libertà siano l'unico antidoto alla guerra, alla violenza e al terrore. Dove l'odio divide, i diritti possono unire».