Maxi esercitazione per la Champions: i retroscena. Test superato, ma solo dai volontari

Per la simulazione si è scelta la serata del 18 maggio, ma i dipendenti delle associazioni di soccorso non hanno avuto modo di provare sul campo gli schemi della Prefettura

La maxi esercitazione antiterrorismo per la finale di Champions League

La maxi esercitazione antiterrorismo per la finale di Champions League

Milano, 31 maggio 2016 -  Milano ha superato la prova ed è stata pronta ad accogliere migliaia di tifosi, anche dal punto di vista della sicurezza. Ma se ci fosse un attacco terroristico a San Siro o in metropolitana, come si comporterebbero i soccorsi? Per testare le reazioni di forze dell’ordine, ambulanze di Croce Rossa e di altre associazioni private, e ospedali, la sera del 18 maggio, con un petardo esploso di fronte all’ingresso 8 del Meazza, è partita la maxi esercitazione "Meropolis". Il test, coordinato dalla Prefettura, prevedeva un attacco simile a quello messo a segno allo Stade de France, con 70 feriti da portare con urgenza in ospedale, una decina di vittime e il primo ministro sugli spalti, da fare evacuare in pochi secondi. L’attacco terroristico simulato comprendeva anche un blitz con l’antrace alla fermata della metropolitana Gerusalemme.

"Quella sera abbiamo mobilitato i nostri mezzi, sia di soccorso avanzato, che di base, secondo uno schema coordinato con la prefettura. Abbiamo anche richiesto la presenza di altri mezzi che all’occorrenza paghiamo a gettone", ha spiegato Alberto Zoli, direttore generale di Areu, l’Agenzia regionale per l’emergenza e urgenza. E fin qui, nulla di strano. Peccato che sulle ambulanze in servizio quella sera ci fosse in stra grande maggioranza personale volontario. Possibile? "I mezzi di base sono gestiti direttamente dai comitati della Croce Rossa insieme alle altre associazioni di volontariato del territorio milanese e gli equipaggi sono composti sia da dipendenti che da volontari che li affiancano a seconda delle difficoltà a coprire i turni e degli orari", ha spiegato Zoli. Peccato, però, che - come la stessa Areu ha modo di verificare grazie a un programma che in tempo reale mostra chi è in servizio - i turni di notte e i giorni festivi vengano coperti in prevalenza da personale volontario, che in altri orari è impegnato al lavoro e che non è sempre può essere presente. Durante il giorno, invece, intervengono autisti soccorritori assunti direttamente dai comitati locali (Croce Rossa è privatizzata dal 1 gennaio 2014 grazie al decreto 178 del 2012). Ma cosa accadrebbe se un blitz di jihadisti avvenisse di mattina e durante la settimana, come a Bruxelles, nella metropolitana di Londra e, tornando indietro nel tempo, per le Torri Gemelle?

"L’esercitazione serviva per provare diversi scenari", ha assicurato il direttore generale di Areu, sottolineando che "la risposta è stata adeguata, anche se c’è stata qualche problematica, che tuttavia è risolvibile". Se l’attacco dovesse avvenire di giorno, però, a guidare i mezzi di soccorso ci sarebbe quasi solo il personale dipendente della Croce Rossa, che pur avendo più ore di servizio all’attivo, non ha avuto modo di testare sul campo gli schemi previsti dalla prefettura. Non avrebbe forse avuto più senso, per la sicurezza dei cittadini, dare anche a loro la possibilità di partecipare?

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