Chiusa la stagione degli acquisti: Cap Holding domina l’acqua del Milanese

L’ultima fusione con Idra. La società è prima in Italia per patrimonio

Nel Lecchese l'acqua costerà di più

Nel Lecchese l'acqua costerà di più

Milano, 14 maggio 2015 - Anche le ultime tre bandierine sono state piantate. Cap Holding spa ha completato la sua campagna di aggregazione delle società pubbliche dell’acqua in provincia di Milano, diventandone di fatto l’unico gestore. Restavano fuori tre Comuni: Gessate, Gorgonzola e Pessano con Bornago. Li ha portati in dote, insieme ad Agrate Brianza, che ricade sotto la provincia di Monza, e a 44 milioni di patrimonio, Idra Milano, che settimana scorsa fa si è fusa con il gruppo Cap. Della compagine sociale del Consorzio acqua potabile (Cap) ormai fanno parte tutti i 134 Comuni dell’hinterland di Milano, salvo il capoluogo stesso, feudo di Metropolitana milanese, più altre 65 città tra Monza, Pavia, Varese e Como. Nel complesso, 199 campanili. L’ingresso di Idra è l’ultimo tassello di un processo di acquisizioni avviato tre anni fa, quando Cap holding si è messa alla testa del sottobosco di società che si occupavano di acquedotti, fogne e depurazione. Obiettivo: sfrondare le poltrone e sfruttare le maggiori dimensioni per fare investimenti ed economie di scala sulla rete idrica milanese, sopra cui pende l’infrazione comminata dall’Unione europea.

Due anni fa iniziano le grandi manovre: Cap ingloba le cugine Tam, Tasm e Ianomi, diventando una delle prime monoutility in Italia per capitalizzazione. Titolo che si tiene stretta ancora, visto che l’ingresso di Idra (arrivato più tardi degli altri per via della presenza anche in Brianza) ha ritoccato al rialzo il capitale sociale, da 534 milioni di euro a 571 milioni, e il patrimonio netto, a quota 669 milioni di euro, che ne fa la numero uno dello Stivale. Dalle parte di via del Mulino è il momento di tirare i remi in barca. «Il processo di aggregazioni è di fatto concluso – spiega il presidente di Cap Holding, Alessandro Russo – e al momento i soci non ci hanno indicato nessun’altra strategia di allargamento».

Anche perché tre settimane fa Cap holding ha dato il la al progetto «Water Alliance – Acqua di Lombardia», insieme ad altre sei in house del servizio idrico integrato regionale: Brianzacque, Uniacque, Padania Acque, Lario reti holding, Sal e Pavia acque. L’obiettivo è di creare entro fine anno una joint venture. In pratica, «potremo avere una centrale acquisti in comune, analisi in comune nei laboratori e una maggiore finanziabilità degli investimenti», osserva Russo. Simili processi di aggregazione sono indispensabili per dare impulso agli investimenti dell’idrico e superare le infrazioni della Ue», è il commento di Giorgia Ronco, della Struttura di missione contro il dissesto idrogeologico di Palazzo Chigi.

Per il biennio 2014-2015, la spa di via del Mulino ha staccato un assegno da 134 milioni di euro per rispondere alla procedura di infrazione europea. «Entro fine anno scriveremo a tutti i soci la lettera di uscita», puntualizza Russo. L’altra partita strategica nella gestione dell’acqua si gioca nel rapporto tra Milano città e hinterland. Oggi funziona come una ciambella: il capoluogo con la sua autorità che governa l’ambito territoriale ottimale (Ato) e una società, Mm, l’hinterland con un altro ente e Cap. Con l’avvio della città metropolitana però, i confini si sono fatti labili. E sui banchi del consiglio è arrivato il dossier dell’unificazione degli Ato.

luca.zorloni@ilgiorno.net

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