Bruti Liberati ai pm: voltiamo pagina per una Procura più forte in vista di Expo

«Voltare pagina» e «rilanciare l’orgoglio di appartenere a una Procura della Repubblica che è stata ed è parte della storia del nostro Paese». Il Procura pride fa capolino tra i veleni e corre in due pagine che il capo, Edmondo Bruti Liberati, invia a tutti, aggiunti e sostituti, convocandoli in un’assemblea il 6 novembre di Marinella Rossi

Il procuratore capo Edmondo Bruti Liberati

Il procuratore capo Edmondo Bruti Liberati

Milano, 23 ottobre 2014 - «Voltare pagina» e «rilanciare l’orgoglio di appartenere a una Procura della Repubblica che è stata ed è parte della storia del nostro Paese». Il Procura pride fa capolino tra i veleni e corre in due pagine che il capo, Edmondo Bruti Liberati, invia a tutti, aggiunti e sostituti, convocandoli in un’assemblea il 6 novembre. È la prima uscita, con ammissione dell’abisso in cui l’ufficio più in vista in Italia è precipitato, dopo la clamorosa decisione del 3 ottobre di estromettere l’aggiunto del pool anticorruzione Alfredo Robledo e avocare i suoi fascicoli, al culmine di quella lite emersa il 17 marzo col primo esposto di Robledo a Palazzo dei Marescialli (e per ora conclusa con un nulla di fatto).

Ma ora la guerra deve finire. In gioco c’è la credibilità: «Il nostro Ufficio ha attraversato un periodo indubbiamente difficile: all’opinione pubblica è stata presentata l’immagine di una “Procura paralizzata da scontri interni“». E pur sapendo che «questa immagine non corrisponde alla realtà», e che la Procura di Milano «ha continuato ad assicurare un servizio giustizia di qualità, a livelli di eccellenza nel Paese», «non vi è dubbio che sia la reiterazione di quella immagine all’esterno sia il perdurare, all’interno, di una situazione di rapporti probelmatici con riferimento a un dipartimento che tratta questioni di particolare delicatezza e di inevitabile esposizione mediatica, avevano determinato un clima che ha rischiato di incidere sulla serenità del nostro lavoro».

Così «ho ritenuto fosse mio preciso dovere assumere, con il provvedimento del 3 ottobre, le decisioni sull’organizzazione interna a mio avviso più adeguate per assicurare la credibilità e l’efficacia dell’azione giudiziaria». Senza secondi fini, stando al procuratore: «Tra non molto andrò in pensione» (riferendosi alla sua naturale scadenza del dicembre 2015). «Non ho altro obbiettivo che quello di garantire il miglior funzionamento possibile dell’Ufficio anche in vista e durante Expo 2015 e lasciare questa Procura ben organizzata e con un clima di collaborazione e serenità». Ma dentro la chiamata a coorte e all’istituzionale spirito di servizio, con l’apertura a «osservazioni» e l’invito «alla collaborazione di tutti voi», si iscrive anche la necessità di «interventi di riorganizzazione al fine di rendere il nostro operato più efficace». Le sorprese potrebbero non essere finite.

marinella.rossi@ilgiorno.net

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