Bufera in Bocconi, esame da rifare. Il rettore promette la stretta: "Solo i docenti di fiducia avranno accesso ai testi"

L’esame di Diritto annullato per una fuga di notizie di Luca Salvi

Andrea Sironi (Newpress)

Andrea Sironi (Newpress)

SU «SPOTTED BOCCONI», il gruppo Facebook dove il caso era montato fino a diventare pubblico, adesso non scrive più nessuno. Da quando la notizia dell’annullamento di una parte dell’esame di Diritto (quella sulle domande a risposta aperta) è diventata di dominio pubblico, gli studenti si sono ammutoliti. L’ultimo post risale a domenica. Ricordiamo il caso: l’esame del 20 maggio di Diritto pubblico – duemila studenti iscritti – è stato annullato per una fuga di notizie su un gruppo Facebook privato. Tra i partecipanti c’era chi sapeva in anticipo le domande. L’università lunedì ha ordinato la ripetizione dell’esame per il 3 giugno (già oggi invece per chi ha in programma uno stage al via lunedì prossimo) e avviato le indagini. Una strategia concordata con la rappresentanza studentesca. Se Facebook tace, Twitter ha ripreso la notizia e cinguettato tutto il giorno. Tra chi giura che «episodi di questo tipo sono all’ordine del giorno in ogni università. La Bocconi è stata seria ad ammetterlo e annullare», chi rivendica le performance a livello internazionale dei corsi, ricordando che «la Bocconi non è solo un professore». Non mancano le ironie. «Ogni volta che ricordo che Sara Tommasi è laureata col massimo dei voti alla Bocconi – twitta John – maledico i finanziamenti pubblici alle strutture private».

Milano, 27 maggio 2015 - Una stretta sulle procedure per la riproduzione a stampa delle prove scritte e sui soggetti coinvolti. Solo i titolari delle classi avranno accesso d’ora in poi ai testi delle prove. Il giorno dopo la scelta di annullare l’esame di Diritto pubblico, il rettore Andrea Sironi rassicura il mondo della Bocconi: quello che è stato «un incidente» non si ripeterà mai più.

Rettore, quando ha scoperto l’irregolarità? «Mi è stata segnalata venerdì da alcuni colleghi, che l’avevano appresa da studenti».

Qual è stata la prima mossa? «Affrontare l’emergenza. Sulla base delle evidenze, non si poteva fare altro. Se parte del testo era già nota prima dell’esame, la prova era da annullare. Indipendentemente se a conoscerla fossero stati in 10 o 1000».

Secondo? «Abbiamo cercato di minimizzare i danni per gli studenti, confrontandoci con i loro rappresentanti per riprogrammare l’esame. Ci sarà un nuovo appello il 3 giugno. Domani (oggi per chi legge, ndr) tocca invece a una sessantina di studenti che vanno in stage dal 1° giugno. Altra data il 18 giugno, che però era già prevista. Purtroppo i disagi non mancheranno, soprattutto per i fuori sede».

Il corso è coordinato dal professor Giuseppe Ferrari. L’ha sentito? «In questi giorni, di continuo. Anche per lui è stato un fulmine a ciel sereno».

Terza mossa? «Scoprire i responsabili e prendere provvedimenti».

Quali? «Se è coinvolto un docente, come alcune voci da verificare sostengono, verrà deferito alla commissione disciplinare che stabilirà le sanzioni in base alle norme di comportamento violate. A seconda della gravità e del suo tipo di contratto, si va dalla sospensione al licenziamento».

Per gli studenti? «Sospensione da lezioni ed esami dai 3 mesi ai 3 anni».

Cosa farete per evitare fughe di notizie in futuro? «Una verifica sulle procedure di riproduzione del materiale scritto. Ci sarà più rigore sui soggetti che possono venire a conoscenza del contenuto delle prove. In Bocconi abbiamo professori ordinari, associati, assistenti, collaboratori esterni. D’ora in poi solo i titolari degli insegnamenti e delle classi, membri delle faculties di cui abbiamo piena fiducia, potranno accedere ai testi».

Un messaggio per gli studenti ignari delle domande ma costretti a rifare l’esame? «Sono infinitamente dispiaciuto per l’accaduto, ma non c’erano altre possibilità, come hanno capito anche i rappresentanti. Chi ha sostenuto l’esame in modo positivo saprà ripetersi».

C’è mai stato un precedente? «Non che mi risulti. Neanche quando ero studente io. Anche perché i social non c’erano...».

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