Le stazioni, rifugio degli scomparsi: ritrovati 500 minori scappati di casa

Treni e stazioni sempre più spesso diventano «terre degli scomparsi». Volti e storie, spesso di disperazione e emarginazione, si perdono lungo i binari nell’anonimato delle grandi stazioni. Nei primi sei mesi del 2015 sono state 605 le persone scomparse di Benedetta Della Rovere

Nelle grandi stazioni si nasconde anche chi fugge da casa

Nelle grandi stazioni si nasconde anche chi fugge da casa

Milano, 3 settembre 2015 - Treni e stazioni sempre più spesso diventano «terre degli scomparsi». Volti e storie, spesso di disperazione e emarginazione, si perdono lungo i binari nell’anonimato delle grandi stazioni. Nei primi sei mesi del 2015 sono state 605 le persone scomparse, ritrovare grazie all’intervento della Polizia ferroviaria. Tra queste, ben 523 erano minori che si erano allontanati da casa. Nella sola Lombardia, le persone che avevano fatto perdere le proprie tracce e avevano trovato rifugio in una stazione, piccola o grande, da gennaio a giugno sono state 41, di cui 38 minori. Ed è solo la punta dell’iceberg di un fenomeno che non accenna ad arrestarsi.

Nel 2014 la Polfer ha aiutato a far ritrovare 1.225 persone, tra cui 90 minori, mentre nel 2013 le persone ricondotte a casa sono state 1409. Il 70% di loro ha un’età comprese trai 14 e i 18 anni e i 10% è addirittura più piccolo. «Le stazioni sono come dei caledoscopi per le persone scomparse» spiega la Polfer della Toscana . Le mete preferite di chi vuole annullarsi nella folla, sono Roma Termini, Bologna o Milano Centrale, dov’è più facile sopravvivere per alcuni giorni senza essere individuati. Difficile, però, non notare lo sguardo smarrito di chi voleva lasciarsi alle spalle la famiglia, ma è spesso troppo giovane per farlo.

«Il caso più eclatante che ho affrontato – ha ricordato Elisabetta Mancini che per la Polfer si occupa di minori – è quello di un 15enne che l’inverno scorso è stato trovato a vagare, in stato confusionale, nella stazione di Santa Maria Novella a Firenze. Agli agenti che lo hanno trovato ha detto solo di non ricordare il suo nome. Solo una tessera dei trasporti locali e ulteriori accertamenti hanno permesso di capire che abitava con i genitori in Umbria e «la sua condizione era dovuta ad una dipendenza di internet», ha spiegato la dirigente. Accanto a casi particolari come questo, ci sono i «Romeo e Giulietta dei binari che vengono rintracciati dopo qualche giorno». E se le ricerche per i ragazzini italiani che fanno perdere le proprie tracce (circa il 60% del totale) scatta nelle prime 24 ore, spesso nessuno chiede notizie dei minori stranieri.

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