Elezioni, Balzani oppone il gran rifiuto: sinistra al bivio e coalizione in crisi

No della vicesindaco al ruolo di capolista. "Ma resto leale a Sala" di GIAMBATTISTA ANASTASIO

Francesca Balzani

Francesca Balzani

Milano, 9 marzo 2016 - Non sarà Francesca Balzani a capeggiare quella lista della sinistra chiamata a garantire al candidato sindaco Giuseppe Sala consensi anche in quella parte della coalizione fin dall’inizio scettica nei suoi confronti. La vicesindaco ha annunciato il gran rifiuto nel vertice tenuto ieri sera coi suoi fedelissimi, tra in quali Maurizio Baruffi, Paolo Limonta, Luca Gibillini, Mirko Mazzali. Una scelta dettata dalla presa d’atto che nessuna delle garanzie da lei chieste a Sala e al Pd è stata esaudita, dicono i suoi. Detta in sintesi: la vice di Giuliano Pisapia chiedeva un progetto politico che potesse essere protagonista nella coalizione e nell’eventuale Giunta Sala. Quello che invece andava configurandosi era, a suo dire, un progetto politico condannato alla marginalità. Perché? Meglio andare con ordine. Balzani e i suoi pensavano a una lista «trasversale», vale a dire una lista nella quale corressero anche nomi forti del Pd come Stefano Boeri o Pierfrancesco Majorino o Lamberto Bertolè. Per drenare voti, certo. Per contare di più a urne chiuse, ovvio. Ma anche per avere più visibilità in campagna elettorale ed elaborare una piattaforma programmatica esaustiva. Né dai singoli né dal partito sono però arrivate disponibilità in tal senso. Ad oggi nella lista della sinistra restano Sel, Arancioni e Verdi. Poco per la Balzani.

Una marginalità dovuta anche alle poche risorse economiche che - si sussurra - sarebbero state messe a disposizione della lista per la campagna elettorale. A ciò si è aggiunta (nonostante le timide smentite proferite anche mercoledì in quel dell’Elfo Puccini) un’altra garanzia chiesta e non ottenuta dalla potenziale capolista: la riconferma a vicesindaco nella futura Giunta comunale sempre nell’ottica di far pesare la sinistra. Questi i tre tasselli mai andati a posto nel puzzle di coalizione. Questi i tre motivi del rifiuto. Vane le rassicurazioni scandite da Pisapia nelle scorse settimane: «Sono sicuro – aveva detto il sindaco – che ci sarà una lista della sinistra e che sarà capeggiata dalla Balzani». E pensare che proprio Pisapia è stato il primo sponsor della Balzani alle primarie. A nulla sono valsi gli appelli lanciati ancora da Pisapia e da Sala mercoledì dal palco dell’Elfo. Che succede ora? Balzani ha fatto sapere ai suoi che resterà leale al patto delle primarie e sosterrà Sala. Difficile, ora, che possa candidarsi nella lista del Pd anche se dal partito assicurano che da tempo le hanno dato piena disponibilità. Più facile stia fuori dai giochi limitandosi a qualche presenza durante la campagna. Sono soprattutto Sel e Arancioni a dover decidere che fare. Se restare in squadra col progetto della lista o no. I vendoliani avevano condizionato l’appoggio al manager proprio alle sorti della Balzani. Ma gli uomini vicini a Sala fanno sapere che «il patto con la sinistra» lanciato dal candidato sempre dal palco dell’Elfo può e deve essere perseguito anche senza la Balzani capolista. Tant’è che già ieri circolavano nomi di capolista alternativi, tra i quali quello di Gad Lerner o Limonta, balzaniani doc. Attenzione, però, alle manovre nella sinistra radicale e civica che non ha nemmeno corso le primarie: Gherardo Colombo ha preso in considerazione l’idea di candidarsi a sindaco e pare abbia tenuto in sospeso il verdetto in attesa delle mosse della vicesindaco. Ora la sua discesa in campo è più vicina. Ad un mese esatto dalle primarie la crisi di coalizione è servita.

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