Aree Expo: il governo cala l’asso, il futuro è un centro d’alta ricerca

Il piano da 200 milioni. Pisapia: «Bene, ma insieme al Campus» di GIAMBATTISTA ANASTASIO

L’AREA Il superlaboratorio dell’IIT potrebbe sorgere nella zona contraddistinta dalle lettere D e C della zona ex Expo

L’AREA Il superlaboratorio dell’IIT potrebbe sorgere nella zona contraddistinta dalle lettere D e C della zona ex Expo

Milano, 9 novembre 2015 - Nella partita del dopo Expo ci sarà anche l’Istituto Italiano di Tecnologia (IIT). A deciderlo è stato il presidente del Consiglio, Matteo Renzi. I contatti tra Palazzo Chigi e l’ente diretto dal fisico Roberto Cingolani sono iniziati due mesi fa e domani in via Rovello sarà proprio Renzi a presentarne gli esiti: sulla carta millimetrata c’è un Centro per lo sviluppo di tecnologie capaci di migliorare la qualità della vita e di garantire una vecchiaia in salute. Un centro che ambisce a diventare un punto di riferimento internazionale in più campi: la genomica, la medicina di precisione, le nanotecnologie e le tecnologie robotiche. Il motto dell’Istituto è «portare l’ospedale dentro l’uomo», ovvero: mettere a punto metodi sempre meno invasivi per provvedere alla salute dell’uomo. Con evidenti possibilità di prevenzione delle patologie ma anche di risparmio di risorse per la sanità pubblica.

Ha voglia di mettere firma e faccia sul post evento, Renzi. Meglio non dimenticare, però, che l’IIT è solo l’ultimo ente conquistato alla causa dopo l’interesse già formalizzato dall’Università Statale, da Assolombarda, dall’Agenzia del Demanio e da Altagamma. Per dirla in numeri: all’Istituto saranno riservati 70mila metri quadrati del sito a fronte dei 600mila da riqualificare. E l’operazione, pur ambiziosa e con pochi eguali al mondo, non comporta alcuna spesa straordinaria per il Governo. Per dar vita al Centro occorrono circa 200 milioni. E Palazzo Chigi si è impegnato a corrisponderne metà, vero. Ma i 100 milioni promessi non sono altro che il contributo garantito dallo Stato all’ente fin dal 2005 (pari per l’esattezza a 95 milioni). Quanto agli altri 100 milioni, sarà lo stesso IIT a doverli reperire. Come? Dal 2006 l’Istituto ha potuto contare su oltre 110 milioni di euro da privati e istituzioni indipendenti. L’IIT non sarà poi solo nell’avventura del post Expo ma si appoggerà all’Institute For International Interchange di Torino e alla Edmund Mach Foundation di Trento, centro di ricerca nell’agroalimentare.

Infine si conta di coinvolgere imprese quali Bayer, Dupont, St Microelectronics, Ibm, Ferrero, Barilla, Novartis. Il progetto locomotiva del rilancio del sito resta, però, il trasferimento delle facoltà scientifiche della Statale col relativo campus, un piano di 250mila metri quadrati per 540 milioni di investimenti. Lo ricorda anche il sindaco Giuliano Pisapia: «Un’altra buona notizia (l’arrivo dell’IIT ndr) dopo la conferma da parte del Governo dell’entrata in Arexpo. Un progetto importante, un ulteriore impulso per la creazione di un luogo dedicato alla conoscenza e all’innovazione, e complementare al Campus universitario della Statale. Questa proposta dimostra come il lavoro per la definizione del futuro dell’area sia già in fase avanzata grazie all’impegno di tutte le istituzioni». Subito dopo il campus, ecco la riunificazione sul sito di 15 sedi di enti pubblici, sotto la supervisione del Demanio e su un’area di 130mila metri quadrati. Spesa di 220 milioni. Esattamente quanti ne servono per il Polo dell’IT di Assolombarda, pronto ad estendersi su altri 100mila metri quadrati di sito.

di GIAMBATTISTA ANASTASIO

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