Apollo e Odeon, probabile chiusura Anec in allarme: notizia drammatica

Le due sale diverrebbero in tutto o in parte centri commerciali. Destini simmetrici: il primo passerebbe a Apple il secondo sarebbe ridotto per far spazio alla Rinascente di Silvio Danese

Lionello Cerri e Rita Stella in una sala dell'Apollo cinema di Milano

Lionello Cerri e Rita Stella in una sala dell'Apollo cinema di Milano

Milano, 10 ottobre 2015 – Chiude l’Apollo, va in cantiere l’Odeon. Insieme fanno una quindicina di schermi chiusi a Milano. Possibile? Tutto è sempre possibile. E come dice lo scettico: al peggio non c’è mai fine. Abbiamo alle spalle una rivoluzione nei modelli di distribuzione dei film in sala (dai decentramenti con l’apertura dei multiplex alla proiezione digitale). Gli esercenti, va detto, quelli che sono riusciti a restare sul mercato, hanno fatto salti mortali, investendo, restaurando, aggiornando. Intanto molte sale sparivano mangiate dai complessi commerciali, in pieno centro. Milano è caduta, e poi in un certo senso è risorta, questo è un po’ quello che è successo. Ora si fa un grave passo indietro.

Al momento, la situazione è la seguente: l’immobiliare proprietaria del caveau Apollo sta vendendo, o forse l’ha già fatto, alla Apple, mentre Rinascente, già all’arrembaggio nell’edificio di fianco col corridoio di vetro, sta comprando, o forse l’ha già fatto, lo spazio liberty dell’Odeon, a cui resterebbe, dopo una ristrutturazione di 14 mesi, soltanto il piano basso. È una ferita culturale alla città ed economica a un settore delicatissimo. Sul piano culturale spariscono schermi di tradizione sensibili al cinema di qualità, che richiede i numeri “giusti” nel rapporto film/pubblico e una sensibilizzazione quasi da club, riuscita e centrata all’Apollo, qualche volta curata anche all’Odeon, in via crescente. Si può spazzare via tutto con un colpo di Mela?

All'Anec, l’associazione esercenti, sono molto arrabbiati: «La notizia di probabile chiusura del cinema Apollo e di riduzione di spazio del cinema Odeon, a Milano, per cambi di destinazione, è drammatica. La sparizione di sale nei centri urbani, non accompagnata dalla creazione di nuove multisale, fa del nostro Paese un caso unico in Europa. Le nostre città, Roma in particolare, non hanno traccia del tessuto di cityplex che anima Parigi, Londra o Berlino. È questa una delle principali cause del tracollo che il cinema italiano (che ha il grosso del suo pubblico nei centri urbani) sta subendo». E non meno sorpreso, e forse anche arrabbiato, è Lionello Cerri, amministratore delegato dell’Apollo, produttore con la milanese Lumière, e fondatore dell’esemplare Anteo: «Abbiamo voluto e creato il cinema Apollo nel 2005, credendo fortemente in questo investimento, che non è stato solo economico: perché riversiamo ogni nostra energia, ogni giorno, per far crescere il cinema a Milano. Dobbiamo dunque subire una decisione – legittima, ma nostro malgrado – della proprietà dell’immobile, nel merito della quale però non possiamo entrare, essendo noi semplici gestori del cinema al 50 per cento. Non so quali siano le trattative di Immobiliare Cinematografica, proprietaria dei muri, se si concluderanno positivamente o se si siano già concluse. Come affittuari, abbiamo appreso questa ipotesi. Riteniamo, ovviamente dal nostro punto di vista, che sia una grave perdita anche per la città. Il cinema Apollo – come dimostrano anche le centinaia di segnalazioni che in un paio di ore ci sono arrivate e che sempre più numerose ci stanno arrivando – è un’impresa sana del tessuto economico milanese, e un punto di riferimento importante per gli spettatori». Anche tra gli animi più pacifici della cinefilia metropolitana, i pacati appassionati che accettano le lunghe file per un po’ di gusto e pensiero, non viene un po’ voglia di rivolta?

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