Antinori interrogato: "Infermiera consapevole donazione ovuli, nessuna violenza"

Il ginecologo interrogato per rogatoria nel carcere di Regina Coeli spiega a chiare lettere di essere una vittima. Anche le segretarie si difendono sulla stessa linea: "Nessuna costrizione"

Severino Antinori

Severino Antinori

Milano, 20 maggio 2016 - Non c'e' stata alcuna rapina di ovuli. Nessun prelievo fatto con violenza. Severino Antinori, il ginecologo accusato dalla Procura di Milano di aver 'ingannato' una ragazza spagnola di 24 anni che si era rivolta alla clinica Matris riconducibile al medico per la rimozione di una cisti ovarica, si e' dichiarato estraneo a ogni attivita' illecita e al gip Anna Maria Fattori, che lo ha interrogato per rogatoria per circa due ore nel carcere di Regina Coeli, ha spiegato a chiare lettere di essere lui stesso una vittima: "Quella ragazza era pienamente consapevole di quello che avrebbe dovuto fare. Aveva aderito al programma di ovodonazione, con tanto di firma sul modulo, e aveva dato il via libera all'anestesia e alla sedazione. Prima di sottoporsi all'intervento, la ragazza aveva avuto un colloquio con l'anestesista", ha detto Antinori al giudice.

I difensori di Antinori, gli avvocati Tommaso Pietrocarlo e Carlo Taormina, hanno anche consegnato al magistrato l'esito dell'accertamento psicologico che di prassi viene eseguito in interventi di questo tipo. Il ginecologo ha quindi precisato che la ragazza non e' mai stata una dipendente della sua clinica: "Come puo' chiedermi di essere reintegrata in un posto nel quale non ha mai lavorato?". Per la difesa, insomma, la giovane non ha agito in buona fede nei confronti del medico. "La denuncia della spagnola e' assolutamente calunniosa - ha ribadito l'avvocato Taormina - e Antinori e' pronto a battersi con la massima determinazione per dimostrare la propria innocenza". I difensori hanno concluso l'interrogatorio sollecitando una revoca dell'ordinanza cautelare in carcere ("poteva essere evitata tenendo conto dello stato psicologico di Antinori") e, in subordine, il ripristino degli arresti domiciliari. In ogni caso, e' necessario, per i penalisti, una visita cardiologica di Antinori perche' le sue condizioni di salute non sono compatibili con il regime carcerario. Il gip di Roma trasmettera' adesso al collega di Milano tutto l'incartamento per le opportune valutazioni.

LE SEGRETARIE - In linea con la versione di Severino Antinori, anche la difesa delle due segretarie del ginecologo. Le donne sono indagate, assieme al medico, per il presunto prelievo forzato di otto ovuli sulla ragazza. Sono state interrogate dal gip di Milano Giulio Fanales, che ha imposto una settimana fa alle due donne il divieto di dimora a Milano e Roma come misura cautelare. Da quanto si è saputo, infatti, le due segretarie, indagate per la rapina di ovociti e anche del telefono dell'infermiera, per lesioni e sequestro di persona (le stesse accuse di cui deve rispondere Antinori) avrebbero spiegato che la donna aveva dato il suo consenso all'asportazione degli ovuli e che non ci sarebbe stata alcuna violenza nei suoi confronti.

Le due segretarie, assistite dai legali Vinicio Nardo e Paolo Di Fresco, nell'ambito dell'inchiesta coordinata dal procuratore aggiunto Nunzia Gatto e dal pm Maura Ripamonti, sono accusate di aver aiutato il ginecologo «nella costrizione della donna al prelievo» e, in particolare, sarebbero state loro, secondo le indagini, a toglierle il telefono impedendole di chiedere aiuto. La misura cautelare del divieto di dimora a Milano, dove ha sede la clinica Matris sotto sequestro, e a Roma, dove Antinori ha uno studio medico, è giustificata, secondo il gip, dal pericolo di reiterazione del reato.

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