Il direttore della Fondazione Fs Luigi Cantamessa

Il treno su cui viaggiava Carlo Di Napoli, nel riquadro a sinistra, con il collega Riccardo Magagnin

Il treno su cui viaggiava Carlo Di Napoli, nel riquadro a sinistra, con il collega Riccardo Magagnin

SONO ARRIVATE a 373 le firme di sostegno alla iniziativa del Giorno per l’assegnazione della Benemerenza civica, l’Ambrogino d’oro, a Carlo Di Napoli e Riccardo Magagnin, i due ferrovieri aggrediti con un machete da una banda di latinos lo scorso 11 giugno, alla stazione di Villapizzone. Carlo Di Napoli, dopo avere rischiato di perdere un braccio, quasi amputato da un colpo del machete, nei giorni scorsi è stato nuovamente ricoverato e operato. Una grande risposta di consenso e di solidarietà sta arrivando non solo ai due giovani ferrovieri ma a tutta una categoria, quella del personale viaggiante delle ferrovie, che spesso si trova a svolgere il proprio lavoro in condizioni di disagio e di pericolo come testimoniano anche episodi episodi recenti. La comunità civica dice il suo «grazie» a Carlo  e Riccardo. E continuerà a dirlo attraverso Il Giorno.

Milano, 3 ottobre 2015  - Una passione  per i treni fin da bambino. Oggi Luigi Cantamessa è il direttore della Fondazione delle Ferrovie dello Stato. Ingegner Cantamessa, è a conoscenza della campagna del Giorno perché sia assegnata la Benemerenza civica ai due ferrovieri aggrediti con un machete? «Sì, certamente e trovo l’iniziativa assolutamente gradita e condivisibile. Lo spirito di abnegazione dei ferrovieri italiani, nella storia, è provato da tante manifestazioni di coraggio e dedizione al prossimo, partendo dalla Prima Guerra Mondiale e fino ai giorni moderni». Come vede lo stato della sicurezza a bordo dei nostri treni? «Una premessa è d’obbligo. Noi, intendo il Gruppo FS Italiane con le sue società operative, da Trenitalia a RFI, a Grandi Stazioni, a Centostazioni, senza trascurare Trenord, partecipata da Trenitalia, a controllo congiunto con FNM, facciamo tutto quel che è nelle nostre possibilità perché i treni e le stazioni siano luoghi quanto più tranquilli e sereni. Abbiamo adottato misure importanti, come i varchi di controllo ai binari in alcune delle principali stazioni, personale professionalizzato che sovrintende alla nostra protezione aziendale, telecamere su treni e ambienti ferroviari che monitorano e controllano».  C’è una violenza della società che si travasa sui treni? «Certo, i treni sono luoghi pubblici e, insieme a chi li frequenta, rispecchiano inevitabilmente vizi e virtù della nostra società attuale. Accade, lo abbiamo visto, che vi possano trovare espressione, anche estrema, i disagi di questa società, con vandalismi e varie forme di violenza e microcriminalità. Quindi, come rispondere? Con realismo, intriso però di ottimismo e fiducia. Non dimentichiamo anche gli ottimi frutti che è in grado di dare la nostra continua e proficua collaborazione con le forze dell’ordine. Credo anche che sia lo Stato l’unico soggetto garante della sicurezza del cittadino e l’unico in grado di adottare le misure necessarie ad estirpare il fenomeno fin dalle sue radici». Come nasce il suo amore per i treni? «Viene da lontano, dalla mia fanciullezza. Posso dire di aver coltivato questa passione da sempre e ringrazio Dio per avermi concesso l’opportunità di farne il lavoro della mia vita. Il secondo motivo di orgoglio è di farlo nel Gruppo FS che si identifica, per dimensioni e per missione, con il Paese». Qual è il compito della Fondazione? «La Fondazione delle Ferrovie dello Stato Italiano ha lo scopo di preservare e di tramandare alle future generazioni il grande patrimonio storico e culturale delle Ferrovie in Italia e di farlo conoscere. Quando parlo di grande patrimonio penso alle oltre 50.000 pubblicazioni presenti nella nostra biblioteca, alle migliaia di immagini e video custoditi nel nostro archivio centrale, agli altrettanti rotoli contenenti i progetti delle locomotive, delle vetture, dei carri, delle stazioni, delle linee e quant’altro, ma anche agli oltre 200 rotabili storici che utilizziamo normalmente in composizione ai dei nostri treni. C’è poi il grande museo ferroviario nazionale di Pietrarsa, con oltre 55 rotabili esposti, altrettanti modellini, apparati di stazione, plastici e quant’altro». Vuole inviare un saluto a Carlo e Nicola, i ferrovieri aggrediti? «Con immenso piacere, anche perché durante la mia carriera nelle FS non posso dimenticare, attorno al 2004-2005, l’esperienza nella allora Direzione Regionale Lombardia di Trenitalia, oggi Trenord. Ho avuto l’abilitazione da Macchinista e da Capotreno, nella mia figura di Ispettore e quindi mi identifico profondamente con il ruolo e la funzione dei colleghi. Esprimo quindi loro tutto il mio affetto e la mia vicinanza, che estendo di cuore alle rispettive famiglie. Mi auguro di avere il piacere di incontrarli personalmente e magari di averli ospiti in una delle tante iniziative che la Fondazione delle Ferrovie dello Stato Italiane organizza ripetutamente su tutto il territorio nazionale».

gabriele.moroni@ilgiorno.net  

FIRMA ANCHE TU LA NOSTRA PETIZIONE

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro