L'INIZIATIVA DEL GIORNO L'Ambrogino ai ferrovieri: "Premiateli! La loro professione è ad alto rischio"

Giorgio Dahò, il portavoce dei comitati pendolari: troppa insicurezza sui treni FIRMA ANCHE TU LA NOSTRA PETIZIONE

Il treno su cui viaggiava Carlo Di Napoli, nel riquadro a sinistra, con il collega Riccardo Magagnin

Il treno su cui viaggiava Carlo Di Napoli, nel riquadro a sinistra, con il collega Riccardo Magagnin

SONO ARRIVATE a 355 le firme di sostegno alla iniziativa del Giorno per l’assegnazione della Benemerenza civica, l’Ambrogino d’oro, a Carlo Di Napoli e Riccardo Magagnin, i due ferrovieri aggrediti con un machete da una banda di latinos lo scorso 11 giugno, alla stazione di Villapizzone. Carlo Di Napoli, dopo avere rischiato di perdere un braccio, quasi amputato da un colpo del machete, nei giorni scorsi è stato nuovamente ricoverato e operato. Una grande risposta di consenso e di solidarietà sta arrivando non solo ai due giovani ferrovieri ma a tutta una categoria, quella del personale viaggiante delle ferrovie, che spesso si trova a svolgere il proprio lavoro in condizioni di disagio e di pericolo come testimoniano anche episodi episodi recenti. La comunità civica dice il suo «grazie» a Carlo  e Riccardo. E continuerà a dirlo attraverso Il Giorno.

Milano, 2 ottobre 2015  – E' una delle  presenze «storiche» del pendolarismo regionale, per dieci anni portavoce dei comitati pendolari della Lombardia. Dal 1984 Giorgio Dahò si divide per lavoro fra Lecco e Milano. Dahò, è al corrente dell’iniziativa del Giorno per l’Ambrogino d’oro ai due ferrovieri aggrediti con un machete? «Sarebbe un riconoscimento simbolico, però importante, non solo ai due ferrovieri ma a tutto il personale che vive e lavora in un ambiente di lavoro molto problematico. A volte provo a calarmi nella posizione di queste persone e penso che non avrei mai fatto questa professione perché mi avrebbe messo troppo in difficoltà». Cosa si può fare per migliorare le condizioni di lavoro? «Un tempo viaggiava in treno una utenza, diciamo così, più domestica, formata per la maggior parte da operai, che dovevano confrontarsi con orari di lavoro fissi, meno treni a disposizione, impossibilità di sostituirli. I conflitti erano soprattutto di questa natura. Oggi questi conflitti sono più gestibili, mentre è difficile il rapporto con nuove categorie sociali, persone emarginate, non inserite nella società, cittadini stranieri come nel caso dei due ferrovieri». Quindi il personale si deve adeguare a una realtà cambiata. «Probabilmente la professione del personale viaggiante si è fatta più pericolosa. Vediamo, però, un personale non adeguatamente preparato. Lo si nota, per esempio, da come vengono gestite le sanzioni nei confronti del passeggero sprovvisto di titolo di viaggio o con un titolo irregolare. Capita che il viaggiatore venga creduto se dice di avere dimenticato l’abbonamento o che il capotreno lo conosca e si renda conto della sua buona fede. Capita anche il contrario. Ho visto infliggere una multa, anche se di entità modesta, a un viaggiatore che aveva obliterato il biglietto a mano. Un altro non disponeva dell’abbonamento, era il primo settembre, l’abbonamento era in azienda, aveva un biglietto non vidimato. Risultato: ha pagato la sanzione, per quanto minima. In altri casi di pseudo-irregolarità o anche conclamata ma “confessata”, come dicevo, il personale si dimostra invece molto più comprensivo. Non parliamo di quando in treno non passa nessuno a controllare». Rimedi? «Una seria e uniforme preparazione del personale per affrontare sia l’ordinario sia lo straordinario. Istruire il personale. Fare seguire corsi appositi, con anche elementi di psicologia, di difesa personale, di pronto soccorso, di organizzazione aziendale».  E per l’incolumità dei ferrovieri e dei viaggiatori?  «Ci dovrebbe essere una struttura in grado di intervenire in tempo reale in caso di situazioni di criticità segnalate dal personale di bordo. Per esempio un numero verde, utilizzabile anche da parte dei cittadini, purché ci sia la garanzia che qualcuno risponda h24 e qualcuno decida le modalità d’intervento».  

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