Martedì 23 Aprile 2024

Amanda Sandrelli: "Quel compleanno in un tram e un giovanissimo amore. Le mie prime volte a Milano"

«Milano per me è la città delle prime volte». Lo racconta l’attrice Amanda Sandrelli. «Anzi devo essere onesta? Mi considero per metà milanese e per metà romana» di Massimiliano Chavarone

Amanda Sandrelli

Amanda Sandrelli

Milano, 21 dicembre 2014 - «Milano per me è la città delle prime volte». Lo racconta l’attrice Amanda Sandrelli. «Anzi devo essere onesta? Mi considero per metà milanese e per metà romana».

Allora ci racconti la prima metà delle due. «Arrivo a Milano quando avevo 8 anni, nel 1972. Prima vivevo a Roma, con mia madre Stefania e Niki Pende, che allora era suo marito. Quell’anno non era stato facile per me, a causa di alcune tensioni in famiglia. Dormivo poco, mi svegliavo in piena notte. Mio padre Gino Paoli, chiedeva spesso di tenermi con lui a Milano. La mamma aveva sempre rifiutato, ma alla fine si rese conto che in quel momento per me era la soluzione migliore: cambiare aria».

E come trovò l’aria milanese? «Fredda e nebbiosa, come da copione. All’inizio pensavo che Milano fosse una città senza cielo. E invece quanto calore ho trovato qui. Andai a vivere a casa di papà e della sua prima moglie, Anna Fabbri. C’era anche il loro figlio Giovanni, il mio fratellastro. Tra noi c’è una differenza di soli 3 mesi. Con lui la sintonia fu immediata, come anche con Anna».

Il programma delle sue giornate? «Scandite dalla spola tra scuola e casa. Io e Giovanni studiavamo all’Istituto San Celso, a San Siro. Il tragitto col tram per raggiungerlo era molto lungo. Al mattino presto compravo le michette appena sfornate dal panificio sotto casa e le tenevo in mano per scaldarmi. Poi c’era il tranviere che mi parlava in milanese ma non capivo nulla anche se mi affascinava».

Insomma era capitata “sulla luna”? «No, perché non ho mai provato un senso di estraneità stando a Milano. Anzi sono stata circondata dall’affetto di Anna e dei suoi parenti che mi hanno “adottata”. Per il mio primo compleanno a Milano Anna organizzò la festa in un tram a noleggio. Fu una sorpresa bellissima».

Perché Milano è per lei, la “città delle prime volte”? «A Milano sono andata al cinema per la prima volta con mio padre a vedere “Fantasia”. Sempre lui mi ha portata per la prima volta al Luna Park alle Varesine. Lo vedevo di più, naturalmente quando il suo lavoro lo permetteva. Stando qui il rapporto con mio padre è diventato più intenso e stabile».

Qual è la via che preferisce? «Via Rosolino Pilo, dove si trovava la casa di Anna, il mio primo indirizzo milanese. Ci ho vissuto per 5 anni, poi sono tornata a Roma. E’ situata in un quartiere tranquillo, allora pieno di negozi. Questa strada mi risveglia bei ricordi, come il venerdì sera che per noi era una festa perché Anna portava me e Giovanni a mangiare in un ristorante della zona. Mi vengono in mente anche i giochi che facevo con mio fratello, per esempio quello delle 100 lire: mettevamo la moneta su una rotaia e aspettavamo che il tram passasse per vedere poi come venisse deformata. In casa divedevo la stanza con Giovanni, ma Anna mi aveva dato l’uso di uno stanzino sotto il tetto. Era il mio rifugio in cui mi ritiravo per scrivere il mio diario. Milano per me è la città dell’infanzia. Non ho ricordi di Roma di quando ero bambina. E poi a Milano ho conosciuto l’amore per la prima volta».

E rieccoci con le prime volte. Quando è accaduto? «In terza media. Lui - ricordo il nome ma non lo rivelo - aveva 3 anni più di me. Siamo stati insieme per un anno e mezzo ed è stato anche il mio primo uomo. Nella vita sono stata precoce anche in questo. In realtà a Milano mi sono sempre scoperta innamorata. Qui ho conosciuto anche il mio compagno attuale. Questa città poi è ancora più presente nella mia vita perché mio figlio Rocco studia ora al Conservatorio di Milano».

In definitiva cosa le ha dato Milano? «Ha impresso una svolta positiva alla mia vita. Da bambina ero ribelle e il periodo trascorso qui, con Anna, mi ha fatta maturare. Ho capito il valore delle regole e della disciplina. E poi non dimentico che Milano mi ha dato l’amore per il teatro: qui ho visto il mio primo spettacolo teatrale, era “Masaniello” con Mariano Rigillo. Ma ricordo anche le recite di Giorgio Gaber e Dario Fo. Se ho deciso di fare l’attrice lo devo anche a quegli anni milanesi».

Una caratteristica dei milanesi che non è cambiata? «Il rispetto della riservatezza che li rende unici. In questo Milano è molto meno provinciale di Roma».

di Massimiliano Chavarone [email protected]