Mercoledì 24 Aprile 2024

Expo, Balich: «Ho copiato Michelangelo. Così è nato l’Albero della vita»

Il creatore dell’opera e la bufera sull'installazione simbolo di Expo: ma in Italia c’è poca voglia di sognare di Luca Zorloni

I «supertrees» di Wilkinson (Ansa)

I «supertrees» di Wilkinson (Ansa)

Milano, 4 dicembre 2014 - L’accusa è pesante: plagio. Marco Balich, produttore e regista, l’inventore dell’Albero della vita di Expo, si vede contestare dall’architetto Chris Wilkinson di aver copiato i «supertrees» di Singapore creati proprio dall’architetto inglese nel disegnare la sua installazione simbolo per il Padiglione Italia. Balich rispedisce le accuse al mittente: «Mi fa ridere. A chiunque pensi di disegnare un albero diversamente da un albero, dico: cosa facciamo? Un cubo, una sfera o un albero?» Il caso scoppia dopo un anno circa dalla presentazione dei primi bozzetti dell’Albero e dopo che l’opera in legno e acciaio, costo 8 milioni di euro, alta 35 metri, ha ricevuto il via libera del presidente dell’Autorità anticorruzione, Raffaele Cantone, che l’aveva messa sotto osservazione per chiarire il ruolo di Balich.

L’Albero della vita di Balich

Balich, una nuova tegola su questo progetto? «Abbiamo fatto un percorso bellissimo esplorando i territori con il sociologo Giuseppe De Rita e Aldo Bonomi per un lavoro sull’identità italiana. Siamo andati al Campidoglio a Roma, c’è la piazza e siccome da lì partono le strade romane, abbiamo pensato: perché non fare del centro del Campidoglio l’icona? E abbiamo fatto un’estrusione di questa pianta, disegnata da Michelangelo Buonarroti. Sì, ci siamo assolutamente ispirati a Michelangelo Buonarroti e ne sono ben fiero».

(Sullo schermo del pc scorrono le immagini dell’Albero della vita di Otranto, simboli cristiani, buddisti, islamici, celtici. La foresta del film «Avatar». «Sono spunti», spiega)

«La referenza è lo spettacolo quotidiano che c’era a Yeosu (dove si è svolto l’Expo del 2012, ndr). Abbiamo trovato il supporto di sponsor che hanno coperto quasi l’80% dell’oggetto. Se tutti avessere adottato questo schema, i bilanci sarebbero più positivi».

Perché arriva oggi questa accusa? «Non lo so, non è un problema mio».

Conosce Wilkinson? «Mai sentito. Ma sicuramente gli parlo senza timori. Ho fatto sedici cerimonie (di kermesse globali, ndr) e non mi è mai stato detto nulla. L’ultimo pensiero è essere accusato di plagio».

Anche Sala è scettico su quest’opera, ha detto che il Padiglione zero è il vero simbolo di Expo. «Lo è. Il simbolo di Expo è il Padiglione zero. Il dottor Sala ha le sue riserve, le rispetto. Immagino siano sui tempi».

Si è sentito solo sull’ottovolante che è diventato Expo? «Non è stata una passeggiata, ma io non ho niente da nascondere. Ho gestito e gestisco budget molto più consistenti con riconoscimenti importanti. Non mi è mai capitato di vedere un accanimento così forte. La solitudine non la sento, viaggio molto. La Bracco mi ha dimostrato grande solidarietà».

Non crede che parte del problema dipenda dalla mancanza di chiarezza iniziale sull’affidamento di quest’opera? «Non c’è stata nessuna mancanza di chiarezza. Dopo tutti questi mesi non è successo niente».

Però le hanno chiesto un passo indietro, di rinunciare all’aspetto economico. «L’Albero non si sarebbe fatto se non si fosse fatto questo sacrificio».

Perché metterla al bivio? «Cantone vi ha risposto?»

Sì, ma vorrei sentire la sua versione. Lei è l’altro interlocutore. «No, io non sono mai stato un interlocutore».

Chi glielo ha chiesto? «La Bracco».

Quanto pesano i due milioni di euro che riceve per quest’opera sul bilancio della sua Bws? «Il 5% del bilancio 2014. Per fortuna incide solo il 5%».

Dopo questa esperienza, le prossime commesse le cerca solo fuori Italia? «Sicuramente non è che alla prossima richiesta di lavorare in Italia mi precipito. C’è molta poca voglia di sognare. Il mio termine di paragone è questo spettacolo di Yeosu, come posso fare meglio con un terzo dei soldi. Sa nelle scuole elementari cosa disegnano i bambini di Expo? L’Albero».

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