Amica incastra la ragazza dell’acido: mi parlò di passione, non di stupro

Martina rischia un’altra misura cautelare per la coltellata a un ex di Marinella Rossi

Martina Levato (Newpress)

Martina Levato (Newpress)

Milano, 17 gennaio 2015 - «Focoso e passionale». In una parola, promosso. E lo stupro, e la violenza? Non sembrerebbe dalle parole di sottile soddisfazione che Martina Levato avrebbe usato con un’amica con cui condivideva la vacanza di gruppo nell’agosto 2013 a Gallipoli. «Martina mi disse che aveva avuto un rapporto soddisfacente con Antonio la sera prima». Lo descrisse come «focoso, passionale e ben dotato sessualmente». Così riferisce agli investigatori E.M., una delle ragazze dell’estate in Salento. Ma se non ci fu violenza, perché Martina la usa come scusa per spiegare come mai cercò, quasi un anno dopo, il 18 maggio 2014, Antonio, studente di Economia in Cattolica, per vendicarsi cercando di evirarlo, attirandolo in un incontro (il 20 maggio), nell’auto di lei nel parcheggio dell’hotel Quark? Là lei estrae il coltello dalla borsa, lo affonda nella mano del ragazzo che si protegge le gambe. Poi, quando arriva la polizia chiamata dal ferito, dice di avere reagito a un tentativo di stupro. Un altro.

E non ci credono, il sostituto Marcello Musso e il procuratore aggiunto Alberto Nobili, a queste violenze seriali subite da Martina che - sulla scena c’è sempre il suo amante Alexander Boettcher - pare andare alla ricerca di ex e non, di tutti coloro con cui ha avuto a che fare in un certo modo, e punirli. La coppia dell’acido è in carcere dal 28 dicembre per l’aggressione al muriatico di Pietro Barbini, il 22enne studente di Economia a Boston finito nel duo morboso Levato-Boettcher. Ma ora Martina è candidata a una nuova richiesta di misura cautelare per la coltellata ad Antonio M.: lesioni volontarie premeditate e corredate dalla calunnia. Perché la storia della violenza da parte di Antonio non sta in piedi (così come lo stupro in Salento). Da quell’incontro preordinato, il giovane ha riportato nove punti alla mano ed è stato ferito alla coscia, mentre la ragazza ne esce con 30 giorni di prognosi sì, ma per contusioni alla testa, che testimonierebbero una reazione del giovane alla coltellata, non un tentativo di violenza sessuale.

E c'è Giuliano, dopo Antonio. Giuliano C. Fotografo, milanese, 24enne, via Nino Bixio: il 15 novembre intorno alle 14 schiva grazie all’ombrello una lavata d’acido buttatagli addosso da una ragazza, che testimoni vedono appostata per ore sotto casa. Non è mascherata, ha un cerotto in faccia, assomiglia nel fisico e nel volto a Martina. Giuliano sale sul suo scooter e insegue l’auto sulla quale la ragazza è salita. Guida e scatta foto col suo telefonino dell’auto e della targa. Ma il cellulare gli cade, e a raccoglierlo fulmineo da terra è l’uomo alla guida dell’auto che Giuliano sta inseguendo. Il ragazzo è terrorizzato, lascia l’appartamento di via Bixio. E fa bene, perché sabato 22 novembre sotto casa sua c’è chi nota per ore un ragazzo e una ragazza vistosamente mascherati (parrucca rossa lei, baffi lui). Per la Procura, descrizioni e fatti riportano a Martina e Alexander (che ha di nuovo cambiato legali, nominando Ermanno Gorpia): indagati - e perquisite case e auto - per tentate lesioni, rapina e ricettazione del telefono. Ma la coppia dal carcere fa dire ai difensori (per Martina, Paola Bonelli) che nessuno di loro conosce Giuliano. E Giuliano, sentito anche ieri in questura a riscontro sugli oggetti trovati, non ricorda Martina: ma, dice, potrebbe pure essere una delle tante a cui ha fatto avance. Quella sbagliata.

marinella.rossi@ilgiorno.net