Ragazzo sfregiato con l'acido, Martina e gli altri uomini: "Chat e sms rivelano un sofferente lato oscuro"

In un ventaglio di relazioni che Martina Levato ha intrattenuto con l’altro sesso nel periodo precedente all’agguato con l’acido, ci sarebbero i semi e le tracce del rapporto disturbato con l'altro sesso. La deposizione di Pietro Barbini al Pm al quale conferma: "Ho visto due persone, una donna e un uomo, poi lei mi ha tirato l'acido" di Marinella Rossi

Alexander Boettcher e Martina Levato in tribunale con la polizia penitenziaria

Alexander Boettcher e Martina Levato in tribunale con la polizia penitenziaria

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Milano, 26 gennaio 2015 - Chat, sms, telefonate. Il mistero Martina letto anche attraverso i flash sommari, spicci, abbreviati di una cyber comunicazione inedita. In un ventaglio di relazioni che Martina Levato ha intrattenuto con l’altro sesso nel periodo precedente all’agguato con l’acido contro l’ex compagno di scuola Pietro Barbini, ci sarebbero i semi e le tracce del rapporto disturbato, sofferente, e problematico che la ragazza avrebbe con gli uomini. Una rosa di contatti, di vario tipo, con Pietro e con altri, dai quali emergerebbe, sia pure con la comunicazione tipica di whatsapp o sms, come la studentessa bocconiana abbia metabolizzato quelle relazioni. O come le abbia subìte. E come la sua sfera emotiva e sentimentale sia stata separata e sommersa rispetto al normale soprintendere agli affari quotidiani: commissioni, amici, studio, esami. Che sono corsi paralleli, e quasi indisturbati. E nonostante, anche, la relazione morbosa con Alexander Boettcher, per cui Martina dimagrisce, si impappina con gli esami, rallenta, ma mantiene una conduzione di vita apparentemente stabile. È in base all’esame dei contenuti di queste comunicazioni, finora non emerse agli atti del processo per direttissima contro Martina Levato e il suo compagno Boettcher, che la difesa della 23 enne, gli avvocati Paola Bonelli e Marziano Pontin, ha chiesto l’acquisizione dei tabulati di tutti i contatti. Utili, secondo i legali, a corroborare e sostenere la richiesta di perizia psichiatrica sulla giovane, alla quale hanno condizionato la scelta del rito abbreviato. Una perizia di cui Martina Levato comprende la portata, e sulla quale ha espresso pieno accordo. Anche se in tanto resta un mistero il movente dell'agguato a Pietro, che la stessa Martina liquiderebbe, accolandosene l'intera responsabilità, con un "Ero esasperata".

Domani la nona sezione del tribunale penale, presidente Anna Introini, dove il processo si è incardinato per direttissima, è chiamata a decidere sulla richiesta di rito abbreviato condizionato alla perizia della Levato. Ma sulle sorti procedurali del processo pesa la scelta del coimputato, Boettcher, accusato con lei di lesioni gravissime, aggravate da premeditazione, crudeltà e motivi abietti ai danni di Pietro, orrendamente sfregiato dall’acido il 28 dicembre dopo esser stato attirato in un agguato dalla coppia Levato-Boettcher con la finta consegna di un pacco. Il difensore del 30enne broker, l’avvocato Ermanno Gorpia, potrebbe infatti optare per il dibattimento, ritenendo che siano carenti le prove acquisite a carico del giovane. In questo caso (e se la richiesta di abbreviato condizionato di Martina fosse accolta), le sorti processuali dei due si dividerebbero: una con i giudici della direttissima, l’altro con un nuovo collegio.

Pietro Barbini è stato interrogato giovedì dal procuratore aggiunto Nobili all’ospedale Niguarda dove è ricoverato, su modalità e dettagli dell’agguato da lui subito. «Ho visto due persone insieme, una, cappello e sciarpa sul volto, dal fisico sembrava una ragazza, l’altro era un uomo». E una volta colpito dall’acido, il ragazzo corre verso il padre (uscito dall’auto) che gli urla perché vede l’uomo dietro di lui «con un martello». Il giovane ha ricostruito i precedenti: le telefonate ricevute, voce maschile, che gli comunicavano l’arrivo di un pacco da Parigi. Quindi si era deciso a passare per il ritiro in via Carcano di ritorno direttamente da Cortina con il padre. Pietro racconta anche dei rapporti precedenti con Martina: un flirt ai tempi della scuola, quindi la stabilizzazione di un’amicizia, fino al recente incontro, nel febbraio scorso, a casa di lui dove avrebbero avuto un rapporto incompleto, per imbarazzo, perché in casa c’era il padre di lui. Da lì sarebbe ripresa una relazione a distanza (il ragazzo era tornato a Boston) scoperta da Boettcher, che invia a Pietro video e messaggi su cosa fa fare a Martina. Pietro racconta anche di avere girato a lei quei messaggi - in cui Boettcher lo “invitava“ a un rapporto punitivo sessuale sulla ragazza - solo per metterla sull’avviso sul tipo di persona con cui stava. Al Niguarda il ragazzo è stato sottoposto a un quarto intervento chirurgico, ricostruttivo di una parte della fronte colpita dal liquido corrosivo buttatogli addosso da Martina. «Pietro è un ragazzo molto forte - dice l’avvocato Paolo Tosoni che si è costituito per lui e la famiglia parte civile -; tuttora sotto antidolorifici e calmanti, sta reagendo con grande determinazione e forza di volontà».

di Marinella Rossi

marinella.rossi@ilgiorno.net