Ragazzo sfregiato con l'acido, agguato in via Bixio: spray e cerotti trovati agli amanti diabolici

Perquisite case e auto dei due di Marinella Rossi

Martina Levato (Newpress)

Martina Levato (Newpress)

ilano, 19 gennaio 2015 - Spray urticanti e grossi cerotti. Cerotti aveva in faccia la ragazza che buttò addosso acido a Giuliano C., il 15 novembre. E uno spray (forse al peperoncino) venne spruzzato contro il ragazzo, che tentava di inseguire la donna, da un giovane a copertura spuntato alle sue spalle all’improvviso: «biondo, alto, atletico». Spray e cerotti sono dello stesso tipo (gli stessi?) di quelli usati nell’assalto preordinato - ma fallito - contro il 24enne fotografo di moda e di eventi, che dalla lavata corrosiva si è salvato grazie alla pioggia e a un ombrello. E ricollegano Martina Levato e il suo compagno Alexander Boettcher (pur non riconosciuto con certezza come l’uomo a supporto alla donna) all’aggressione di Giuliano. Cerotti e spray sono stati trovati dagli agenti dell’Ufficio prevenzione generale della questura in alcuni dei bersagli indicati dal sostituto procuratore Marcello Musso e dal procuratore aggiunto Alberto Nobili, nel corso della perquisizione di giovedì. Bersagli erano le abitazioni Levato e Boettcher (a Bollate e in viale Campania a Milano), il loft di via Alessi usato dalla coppia per gli incontri (e dove il 28 dicembre, dopo l’aggressione a Pietro Barbini, furono trovati anche sei flaconi di acido muriatico e cloroformio), e le auto dei due, la 600 di lei e la Qashqai di lui.

I cerotti utili a mascherarsi sono simili a quelli descritti da Giuliano - e da numerosi testimoni - nella sua denuncia subito fatta alle Volanti e poi al commissariato Monforte Vittoria. Lo spray ritrovato è simile a quello che l’uomo (alto e atletico) spruzza sul collo di Giuliano, giungendogli alle spalle, mentre lui cerca di fotografare quella strana ragazza che gli ha appena cercato di buttargli sul viso un litro di liquido. Giuliano (che ha scelto lo stesso studio dell’avvocato Paolo Tosoni, difensore anche di Pietro Barbini) racconta con molta precisione le sequenze dell’assalto. In una serie di telefonate una voce d’uomo lo invita ad andare a ritirare un atto importante. Il giovane glissa, ma, di fronte al fatto che si tratterebbe della «notifica di un atto giudiziario», chiede gli venga consegnato a casa. Cosa che però rivela ai suoi aggressori dove abita. A casa, lui arriva prestissimo, il 15, da New York. Solo dopo la ragazza, che lui (e i testimoni) riconoscerà dopo l’aggressione a Barbini in Martina Levato, si apposta per ore sotto casa, da cui Giuliano esce intorno alle 14,30. 

Lei ha sulla faccia quei vistosi cerotti (notati anche da custode e vicini), che il ragazzo vede prima di proteggersi con l’ombrello dall’acido, e prima che lei si allontani verso un’auto nera. Giuliano le va dietro e scatta fotografie con il telefonino, ma alle spalle lo raggiunge un uomo che gli spruzza addosso una sostanza urticante: non sulla faccia (Giuliano è girato) ma su collo e nuca. Lo spray brucia, il fotografo corre, inciampa e cade. Con lui il telefonino, arraffato velocemente dal complice che scappa. Il sabato successivo, il 22 novembre (Giuliano si allontana per un po’ da casa) i suoi vicini vedono ancora due ragazzi, appostati in via Nino Bixio per ore: e vistosamente mascherati, baffi finti lui, parrucca rossa lei. E ora Giuliano è sicuro: la donna dell’acido è Martina, l’uomo dello spray è molto simile ad Alexander (ma non ne è pienamente sicuro). E il telefonino con le sue foto, se non fosse stato distrutto, sarebbe una prova regina.

marinella.rossi@ilgiorno.net