Expo, Acerbo lascia il Padiglione Italia. Nuova inchiesta sulla ristorazione

Turbativa d’asta, l’ipotesi di reato. L’ingegnere si è autosospeso dagli incarichi all'interno di Casa Italia

Antonio Acerbo, sotto inchiesta per le Vie d’Acqua, ha scelto di autosospendersi da direttore lavori del Padiglione Italia

Antonio Acerbo, sotto inchiesta per le Vie d’Acqua, ha scelto di autosospendersi da direttore lavori del Padiglione Italia

Milano, 3 ottobre 2014 - Duecentodieci giorni al d-day, senza che il grande affare Expo si sia scrollato di dosso una parolina avvelenata: turbativa d’asta. È la ristorazione, ora, il tallone d’achille. E nonostante le cautele messe in atto dal Procuratore della Repubblica Edmondo Bruti Liberati, avocando a sé tutte le inchieste in un’«area omogenea», le indagini si moltiplicano. L’ultima tocca l’appalto, aggiudicato il 4 aprile 2014 alla Peck Spa, del ristorante “Top“, collocato a Palazzo Italia, e destinato a coprire la gamma più alta di genere all’interno del sito espositivo.

Un'ultima indagine (che segue quelle su Infrastrutture Lombarde, Expo-gate, Piastra servizi e buon ultimo il fascicolo per corruzione e turbativa a carico dell’ex subcommissario di Expo Antonio Acerbo) è stata appena iscritta dal sostituto procuratore Giovanni Polizzi (del pool anticorruzione) a modello 44: significa, nel linguaggio giudiziario, che è stato individuato un reato, ma che non è, ancora, stato individuato un autore del reato (fascicolo a carico d’ignoti). Che poi un faretto sul piatto della ristorazione sia stato acceso anche dallo stesso presidente dell’Autorità anti-corruzione Raffaele Cantone, lo testimonia la sua preoccupazione di venti giorni fa, quando comunicava che gli altri appalti per la ristorazione diffusa in Expo rischiavano di essere assegnati con affidamento diretto perché «ci sono due gare che sono andate deserte». Nessuno si è ancora fatto avanti per i punti ristoro e caffetterie dell’intero spazio espositivo. E a favore di chi andrà, il deserto d’asta?

L’inchiesta appena aperta dalla Procura di Milano riguarda quel Padiglione Italia da cui proprio ieri Acerbo si è dimesso da direttore dei lavori, uscendo del tutto dall’avventura: «Expo 2015 Spa comunica che l'ingegner Antonio Acerbo, per poter meglio e più speditamente definire la sua posizione processuale, procede ad autosospendersi dagli incarichi a lui affidati». Autosospensione con auguri di Diana Bracco, «certa che la decisione gli consentirà di chiarire nel modo più rapido ed efficace la propria posizione in merito all’indagine della magistratura sull’appalto per le “Vie d’Acqua“».

La nuova grana, per Expo, intanto viene da un aspirante al Top di Palazzo Italia, Piero Sassone, che, oltre a denunciare alla Procura, si è rivolto al Tar, ottenendo la sospensiva dell’appalto. Ristorazione bloccata a una manciata di giorni dal via. Sassone - che dopo aver «partecipato a quattro Expo nel mondo», concorreva a Expo 2015 «con un progetto che coinvolgeva dodici ristoranti stellati e sette chef internazionali» - accusa: «A gara ancora aperta, il responsabile per l’Italia della San Pellegrino, Clement Vachon, telefonò alla nostra responsabile marketing per parlarle dell’eventuale fornitura dell’acqua minerale. E dicendole che eravamo rimasti in due in gara. Come faceva a saperlo?». E poi «il file dell’offerta economica di Peck risulta modificato l’ultima volta il 3 aprile 2014 alle ore 17.37, quando il termine per la presentazione delle offerte era il 25 marzo e le buste sono state aperte dalla commissione alle 16.30 del 2 aprile». marinella.rossi@ilgiorno.net

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro