Abortisce dopo gli scontri a Milano: «Botte da un agente». Ma i medici sono scettici

La denuncia di una occupante abusiva dopo gli scontri con le forze dell'ordine durante una protesta. Il referto: niente segni di percosse di Anna Giorgi e Marianna Vazzana

Nela Drosu, la romena che ha perso il bambino

Nela Drosu, la romena che ha perso il bambino

Milano, 22 novembre 2014 - C'è anche la denuncia di un aborto per le manganellate ad aumentare le tensioni già alle stelle per gli scontri ormai quotidiani tra abusivi della casa e forze dell’ordine. Una donna di 37 anni racconta di aver perso il bambino che aspettava, dopo una botta ricevuta nel corso della manifestazione avvenuta martedì scorso, in via Ravenna a Milano, in occasione degli sgomberi al centro sociale il «Corvaccio» e «Rosa nera». «Mi ha picchiata la polizia, una manganellata sulla pancia durante il corteo». La giovane Nela Drosu, romena, incinta al quinto mese, non ha però denunciato subito, martedì pomeriggio, quell’episodio, né si è fatta refertare nell’immediatezza della botta ricevuta.

«Avevo paura che mi sfrattassero, che mi mandassero fuori di casa. Volevo presidiare e in quel momento – dice – non mi sentivo così male». Le cose sarebbero precipitate dopo. La donna racconta che quella mattina era scesa in strada per capire che cosa stesse succedendo. «Mi sono chinata per dare la mano a una bimba che era caduta, la stavo aiutando a rialzarsi quando un poliziotto con la barba mi ha colpita alla pancia. E sapeva che ero incinta, perché la pancia si vede». Questo, Nela Drosu l’avrebbe raccontato subito ai medici della Mangiagalli, quando giovedì notte è entrata in ospedale con dolori molto forti all’addome. La donna poi, nelle ore successive ha avuto un aborto spontaneo, il piccolo è nato morto. Lei è ancora sotto osservazione, ma sta bene. Ieri pomeriggio è stato sentito il pm di turno, Gianluca Prisco. La procura di Milano ha aperto un fascicolo, l’aggiunto Maurizio Romanelli, che coordina tutte le inchieste sugli scontri, ha disposto ulteriori accertamento sull’episodio.

Intanto i medici della Mangiagalli, al momento del ricovero, non hanno trovato segni di botte sulla pancia, niente che potesse essere compatibile con una manganellata, nemmeno un livido. E lo hanno scritto sul refertoNon ci sarebbero nemmeno elementi chiari, sempre secondo i medici che l’hanno visitata, che possano mettere in relazione di causa effetto la eventuale manganellata con l’aborto. Gli inquirenti sono al lavoro sui filmati delle telecamere per valutare se ci siano sequenze dello sgombero di martedì pomeriggio che riprendono l’aggressione alla donna in gravidanza. Il racconto di Nela è molto circostanziato. Ci saranno anche ulteriori accertamenti sul piano medico: la giovane donna ha già avuto, in un passato molto recente, altri due aborti spontanei.

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