Milano, 9 novembre 2007 - E’ successo all’istituto professionale "Caterina da Siena", dove la preside, Clara Magistrelli, ha deciso di sospendere per un gorno (con obbligo di frequenza) i ragazzi che hanno aderito a tre giorni di sciopero contro il ministro Fioroni, ma che - rileva la dirigente - non erano stati proclamati da alcuna organizzazione studentesca.
Un giorno di sospensione e blocco delle "uscite didattiche" (vale a dire le gite) sino alla fine di dicembre.
L’iniziativa della preside ha però suscitato dubbi all’interno della scuola: alcuni docenti (una quarantina) hanno indirizzato alla responsabile dell’istituto una lettera nella quale chiedono chiarimenti sulle modalità seguite per arrivare all’adozione del provvedimento, «che - dicono - è stato deciso dalla preside senza sentire i Consigli di classe».

TUTTO È COMINCIATO il 12 ottobre con la manifestazione indetta dai Collettivi studenteschi contro la politica scolastica del ministro Fioroni, e in particolare contro il ripristino degli esami a settembre. A quel corteo hanno partecipato molti studenti del Caterina da Siena «e io - sottolinea la preside - come sempre, non ho battuto ciglio».
«Il problema - spiega la professoressa Magistrelli - si è presentato nella settimana successiva, quando il 15, il 17 e il 19 gli studenti del Caterina da Siena hanno dato vita a uno sciopero "autonomo", non dichiarato da alcuna organizzazione studentesca».
«Il 15 - ricorda - ci saranno stati a scuola trenta studenti su oltre 800. L’indomani ho chiesto chiarimenti e i ragazzi mi hanno spiegato che, al corteo del 12, era stata concordata una serie di agitazioni a scacchiera, con scioperi distribuiti un giorno in una scuola un giorno in un’altra».
«Il 17 - prosegue la preside - nuova giornata di sciopero, con picchetto all’ingresso. E per la prima volta ricevo una telefonata della Questura: mi comunicano di essere stati contattati da alcuni genitori che protestavano perchè i loro figli non potevano entrare a scuola e chiedono se devono intervenire. Rispondo che non serve. E in effetti dopo pochi minuti le quattro ragazzine del "picchetto" lasciano la postazione, ma ugualmente gli assenti nelle classi sono moltissimi. E le assenze sono di nuovo molte due giorni dopo, il 19. Così decido di chiedere informazioni al Provveditorato e gli uffici mi confermano che la sola scuola in agitazione è la mia e che nel corso della settimana non risultano essere stati attuati scioperi in altre superiori milanesi».
«A questo punto - rileva la preside - la spiegazione data dai ragazzi, su una presunta iniziativa organizzata "a scacchiera" dai Collettivi o da altre organizzazioni studentesche non stava più in piedi».

DA QUI LA DECISIONE di adottare un provvedimento, «che - dice la professoressa Magistrelli - andava preso con tempestività e per il quale non era necessario sentire l’Organo di garanzia».
Decisione immediata, dunque. Tutte le famiglie dei ragazzi che hanno aderito agli scioperi sono state avvertite con una lettera. «Di fatto - spiega la preside - ho sospeso per un giorno con obbligo di frequenza i ragazzi che non si sono presentati (salvo giustificazione per motivi di salute) nelle classi che in quei tre giorni hanno registrato oltre 10 assenti, visto che 8-9 assenze per classe in questo periodo si possono considerare fisiologiche: in tutto quasi 500 ragazzi».
Nella lettera si dà anche comunicazione della sospensione delle "uscite didattiche" e si ricorda che il giorno di sospensione con obbligo di frequenza apre la strada a un possibile 7 o 8 in condotta. «E’ vero - conferma la preside - ma va rilevato che non si tratta di un automatismo, ma di una possibilità che può essere presa in considerazione dal Consiglio di classe in sede di scrutinio». «Poi - conclude la preside - ho passato una intera settimana a parlare con i genitori. E, in genere, avute le spiegazioni sulla vicenda, hanno accettato il provvedimento senza contestarlo».
Sospensione record, quindi, e sospensione per uno sciopero non indetto dai Collettivi, che, invece, per questa mattina hanno in programma un corteo a sostegno dello "sciopero sociale" indetto dai Cobas.
di Giorgio Guaiti