{{IMG_SX}}Milano, 30 luglio 2007 - Il presidente della Repubblica? «Un borghese». I Ds? Un «partito imperialista a tutti gli effetti. Ex revisionisti... una delle anime più rappresentative della borghesia». Il Governo? «Fa favori ai padroni... sarebbe stato meglio un governo avversario». Riflessioni di nuovi Br, ancora per poche ore in libertà. Mentre disquisivano di evasioni di prigionieri politici e preparavano documenti falsi, Alfredo Davanzo, Claudio Latino e Davide Bortolato, considerati dal pm Ilda Boccassini le vere anime rosse del Partito Comunista Politico-Militare, venivano intercettati dalla Digos di Milano.

 

In poco più di 20 pagine di trascrizione, del 10 e 11 febbraio (gli arresti dell’operazione Tramonto sono scattati il 12), i tre propongono scenari, organizzano azioni, pensano strategie. Come quella di guardare oltre le fabbriche e le università come luoghi di radicamento e «tenere sotto osservazione moschee e stadi». L’argomento viene fuori commentando i fatti di Catania e l’omicidio del poliziotto Raciti. E’ Davanzo, l’ideologo, a paragonare «la situazione dello stadio a quella delle banlieu...» ed è Latino a osservare che «lo stadio nel clima di dispersione avanzante sia diventato un luogo di aggregazione e di espressione di disagio sociale da cui partono le lotte»; allo stesso modo ritiene che «sia la stessa cosa che succede agli islamici per la moschea».

 

Un interesse che non pare solo accennato; l’ipotesi infatti è di trovare «un paio di compagni che parlano arabo». Anche perché i due giovani compagni padovani, Amarilli Caprio e Alfredo Mazzamauro (ai quali solo due giorni fa il gip Guido Salvini ha negato la libertà), che dovevano fare proseliti nelle aule, «hanno raggiunto — spiega Latino — una media presenza in fabbrica e all’università».

 

Del resto i rapporti con gli anarchici e con quelli del centro sociale Panetteria Okkupata appaiono difficili: gli anarchici vengono considerati inaffidabili e i panettieri pare «abbiano sempre avuto, anche quando erano nelle Br, questo atteggiamento sbagliato di stare in disparte, di non inserirsi nella dialettica politica e di non dire quello che realmente pensano». E così Davanzo li considera un po’ «movimentisti».
Così nella «prospettiva di una evoluzione», Davanzo propone ai compagni «uno molto bravo», un tale Pasquale che nel 1987-88 «aveva già idee particolari e non orientate verso il partito». Parlano anche delle posizioni dei brigatisti storici i tre capi cellula: di Alberto Franceschini e Mario Moretti per esempio.
E così Latino pone «il problema delle evasioni di prigionieri» politici «che avrebbero dovute essere gestite dall’organizzazione ed essere intese come iniziative politiche».

 

Per latino non ci sono state e questo «è indice di debolezza dell’organizzazione, che indebolisce anche i prigionieri...». Un’azione del genere avrebbe assunto «un significato di sfida allo Stato che pensa di averti rinchiuso» e che avrebbe rafforzato la convinzione dei prigionieri «l’arresto di qualcuno non può arrestare il processo rivoluzionario». Un affondo anche all’ex Primula rossa Barbara Balzerani: la sua colpa sarebbe quella di aver incontrato Maria Fisa Moro.


Tra le azioni che i tre stavano pensando ce ne era anche una particolare. Latino dice ai sodali che dovranno discutere, nel corso di una passeggiata magari «domani (il giorno degli arresti, ndr) di una richiesta di compartecipazione» che gli era «arrivata per fare una cosa mista». Per gli investigatori non è escluso che si riferiscano alla rapina con sequestro di persona proposta da Salvatore Scivoli, il criminale comune convertito in galera alla causa del Pcpm.