Maugeri, la moglie dell'ex assessore Simone: "A cena Daccò anche il cardinale Ravasi"

Ci sarebbe stato anche Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio consiglio per la cultura, a una delle cene organizzate da Pierangelo Daccò. Lo ha spiegato in aula Carla Vites, moglie dell'ex assessore regionale alla Sanità Antonio Simone

Clinica Maugeri a Pavia

Clinica Maugeri a Pavia

Milano, 16 luglio 2015 - Ci sarebbe stato anche Gianfranco Ravasi, attualmente cardinale e presidente del Pontificio consiglio per la cultura, a una delle cene organizzate dal faccendiere Pierangelo DaccòLo ha spiegato in aula Carla Vites, moglie dell'ex assessore regionale alla Sanità Antonio Simone, nel corso dell'esame nel processo sul caso Maugeri, in cui è imputata insieme al marito, all'ex presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni, a Daccò e ad altre persone.

La donna, accusata di riciclaggio, aveva già parlato di cene con il faccendiere alle quali avrebbero partecipato "molti politici e anche cardinali", senza però citare i nomi. Rispondendo alle domande del pm di Milano Laura Pedio, la donna, esponente di Comunione e Liberazione, ha spiegato che il marito in passato «è stato uno dei bracci destri di don Giussani, che lo ha sempre portato su un palmo di mano". "Non vedevo nulla di illecito in quello che faceva mio marito - ha proseguito - quando ci siamo conosciuti me l'ha raccomandato don Giussani e se lui mi ha detto che è una persona che vale io ci credo".

"Formigoni, Daccò e Simone facevano weekend romantici in Sardegna, e mio marito non mi portava". Lo ha sostenuto in aula la moglie dell'ex assessore regionale alla Sanità Antonio Simone, Carla Vites, nel corso dell'esame nel processo sul caso Maugeri. La donna ha fatto riferimento alle vacanze in Sardegna che, per i pm Laura Pedio e Antonio Pastore, sarebbero state pagate da Daccò. Secondo l'ipotesi accusatoria, infatti, dalle casse della struttura di riabilitazione Maugeri sarebbero usciti circa 61 milioni di euro in 10 anni. Soldi da cui sarebbe stata creata la provvista per concedere benefit di lusso all'ex Governatore per circa 8 milioni di euro, tra cui viaggi aerei, vacanze e un maxisconto sull'acquisto di una villa in Sardegna.

In cambio, attraverso l'opera dell'ex assessore Antonio Simone e del faccendiere Daccò, la fondazione pavese avrebbe ottenuto con delibere di Giunta favorevoli circa 200 milioni di euro di rimborsi indebiti. "Daccò trascinava in vacanza gente che aveva fatto voto di castità, povertà e obbedienza - ha proseguito - facendoli ballare come bambini deficienti». Alle vacanze, ha spiegato Carla Vites, partecipava anche "il gruppo dei Memores Domini che viveva con Formigoni". L'ex governatore lombardo, quindi, «frequentava la casa di Daccò», che spesso invitava tutti a «cene eleganti". "Conosco Formigoni da anni e nell' '82 ha fatto da padrino al nostro primo figlio - ha proseguito - ogni volta che mi sedevo vicino a lui, però, arrivava mio marito e non riuscivo a parlargli. Non avevamo molti argomenti in comune".

Carla Vites ha quindi spiegato che Daccò "entrò per la prima volta nella vita della nostra famiglia" nel 1994. E con il tempo il marito avrebbe sviluppato "una Daccò-dipendenza" in quanto "non faceva più niente senza di lui". "Ho cominciato a preoccuparmi quando ha comprato una villa in Sardegna per usarla solo 20 giorni all'anno - ha proseguito - e quando anche per organizzare una cena con amici si rivolgeva al servizio catering di Daccò». In quel periodo la famiglia, secondo quanto emerge dai racconti della donna, conduceva quindi un alto tenore di vita. «Per il mio cinquantesimo compleanno i miei amici mi hanno regalato un viaggio a Lourdes - ha riferito - e noi ci siamo andati con un aereo privato".

Rispondendo nel corso dell'esame a una domanda del giudice Gaetano La Rocca, presidente della quarta sezione penale del Tribunale di Milano, ha precisato però di non aver «mai avuto dubbi» sulla provenienza del denaro e di non aver "mai sospettato cose illecite". "Dopo l'arresto di Daccò ho espresso soddisfazione davanti ai miei figli - ha proseguito - e mi vergogno di questo. L'arresto ha dimostrato che non ero una visionaria, e che la mia diffidenza nei suoi confronti era fondata". Il processo è stato rinviato al prossimo 6 ottobre, quando è previsto l'esame dell'ex segretario generale della Regione Lombardia Nicola Maria Sanese, anche lui imputato.