Assalto dei writer nel sottopasso: il conto lo pagheranno i genitori

Denunciati tre minorenni sorpresi in via Cavour a Cernusco. Carabinieri li hanno trovati con le bombolette in mano, uno di loro è di Pioltello

Un graffitaro in azione

Un graffitaro in azione

Cernusco sul Naviglio, 19 novembre 2014 - I carabinieri li hanno trovati con le bombolette in mano, all’assalto del sottopasso di via Cavour. E per tre writer minorenni, due sedicenni di Cernusco e un quattordicenne di Pioltello, è scattata la denuncia per imbrattamento. Negli zaini avevano 14 tubetti spray, da scaricare sui muri. Gli uomini del radiomobile di Cassano, autori dell’operazione, li hanno affidati alle famiglie. I genitori, ora, pagheranno il conto. I tre, l’altra sera, avevano scelto un obiettivo all’apparenza sicuro, la loro non era un’azione eclatante, ma non avevano fatto i conti con le pattuglie anti teppismo.

È ancora vivo il ricordo dell’«attentato» al metrò, di maggio. A Villa Fiorita, nove writer fermarono il treno per imbrattare i vagoni fra il terrore dei passeggeri. Un’operazione vandalica in grande stile: bombolette alla mano, volti nascosti da cappucci e sciarpe, i vandali bloccavano i convogli azionando il freno d’emergenza e in pochissimi minuti ricoprivano tutto di tag e murales. All’interno, seduti, assistevano impauriti e impotenti i passeggeri, un macchinista è stato persino malmenato e investito dallo spruzzo di vernice colorata. Il tutto ripreso dalla telecamera. Un’inchiesta con 40 indagati e perquisizioni a catena, partita da lontano. L’imbrattamento è reato dal 2009. Alle divise, a Cernusco, è bastato un colpo d’occhio per capire cosa stessero facendo i tre al sottopasso. Non hanno accampato scuse: quando la macchina dei carabinieri ha invertito la marcia per fermarli, erano già all’opera. Poi hanno dovuto affrontare i genitori, caduti dalle nuvole quando si sono ritrovati i militari alla porta. Ed è proprio la prevenzione di danni al patrimonio immobiliare pubblico e privato uno degli scopi dei servizi di pattugliamento a tappeto in corso sul territorio.

Il moltiplicarsi di episodi di questo genere ha scatenato la rabbia di cittadini e amministrazioni. Fare in modo che non accada, a molti sembra la cura giusta. La mossa anti-writer più azzeccata l’ha fatta Pozzo d’Adda, che ha incanalato la protesta «normalizzandola». Grazie al progetto «Meeting street art», nome inglese suggestivo, adatto alle nuove forme espressive giovanili, che altro non indica se non una grande galleria a cielo aperto da decorare, in modo e tempi concordati. Tolto il sale della trasgressione, il piccolo centro fluviale è riuscito a ridurre a più miti consigli decine di contestatori, invitandoli con successo a «spruzzare» zone ad hoc, seguendo un filo preciso: raccontare la storia locale. Un’idea che ha dato i suoi frutti, le bande armate di bombolette da queste parti sono un ricordo. E i conti pubblici ne beneficiano. Dal bilancio sono spariti i consistenti esborsi per ripulire.