Vaprio d'Adda, in mostra una collezione di cappelli da favola

L'esposizione alla Casa del Custode delle Acque

Carlo Quaini, curatore della mostra

Carlo Quaini, curatore della mostra

Vaprio d'Adda (Milano)- 25 maggio 2015 - TURBANTI E VELETTE. Pizzi e piume. Fogge e stoffe in bilico tra passato e futuro. Una delizia per gli occhi “Cappelli che passione”, l’originalissima mostra che Vaprio dedica ai copricapo. Una galleria retrò di trecento pezzi, che dalla Belle Époque arriva direttamente agli indimenticabili anni Ottanta. Appendice pregiata di Expo in città, la retrospettiva sull’indumento più “in” è nata grazie al fortunoso acquisto di una coppia: Carlo Quaini e Cristina Nava, menti e organizzatori dell’evento, che sta richiamando sulle rive dell’Adda migliaia di nostalgici. Tutti, rigorosamente, col cappello in mano, nella prestigiosa location messa a disposizione dal Comune: la Casa del Custode delle Acque, l’antico casello daziario Cinquecentesco, fresco di restauro. Volte e sale curate nei minimi dettagli ospitano le teste di legno, attorno convegni, conferenze, film, spettacoli teatrali nella suggestiva cornice che vanta pure la versione multimediale del Codice di Leonardo.

COMPLETANO l’offerta stand di degustazione, intrattenimento per i più piccoli, un ventaglio di iniziative all’altezza della situazione. La mostra è nata dalla passione e dalla tenacia di Cristina e Carlo. Stavano cercano casa quando si sono imbattuti nel “tesoro” dell’ex modista vapriese Maria Cremonesi, a cui l’expo locale è dedicata. Lei era la creativa, ma lavorava con le sorelle: un po’ le Fontana della situazione. Con un atelier frequentato dal bel mondo in arrivo da Milano. Ma pure da nobiltà e industriali che da queste parti non sono mai mancati: per tutti cappelli e cappellini erano un must. «Un accessorio irrinunciabile. Allora, come ora secondo me», dice Carlo. Di professione: batterista, «con un cuore amarcord, il vintage è il mio chiodo fisso. Potete immaginarvi cosa ho provato entrando in questa corte dei primi Novecento dove gli eredi vendevano tutto: muri, mobili e la collezione. Cappelli da favola. Ci siamo innamorati all’istante».

DI TESSUTI che non ci sono più: «Tutti naturali - aggiunge Quaini - come i merletti che potrebbero entrare a far parte delle specie protette. Abbiamo comprato tutto in blocco. Ed eccoci qua». In mezzo, il Comune. «Quando abbiamo proposto la mostra, ci siamo trovati di fronte interlocutori attenti. Questa è una città che vuole vivere di turismo e il recupero dell’artigianato di classe e della storia sono valori sacri. Ci hanno messo a disposizione tutto». I visitatori apprezzano moltissimo. Anche perché la mostra non è una semplice mostra. È pure il trampolino di lancio di artigiani che hanno recuperato l’arte di fare cappelli e la stanno riproponendo con successo. Due sono protagonisti a Vaprio: Pasquale Bonfilio, milanese doc, Maurizio Bacchio, torinese. Accanto a loro sono arrivati alcuni marchi che hanno fatto epoca. Nel nome della cultura e del business. «Il cappello copre la testa e scalda le idee», dice Carlo. Mai slogan fu più azzeccato. Oltre alle 300 teste di legno ritrovate nella casa delle Cremonesi, «era la sua collezione privata, non la mostrava a nessuno, ne era gelosissima», c’erano pure gli attrezzi del mestiere. Chicche di cui i curiosi stanno godendo a piene mani.