Verde o mattone a Trezzo? Si deciderà a Roma

Stop ai cantieri per l'ampliamento del Parco Adda Nord. Si appellano al Capo dello Stato sia le aziende sia il Wwf

Cantieri bloccati in prossimità del Parco, almeno per ora

Cantieri bloccati in prossimità del Parco, almeno per ora

Trezzo sull'Adda (Milano), 29 maggio 2015 - La patata bollente è sul tavolo del Presidente della Repubblica. Nientedimeno. Sarà Sergio Mattarella, forse, a mettere fine alla «speculazione edilizia sulle aree del casello e sulla fornace di Trezzo». Attacca subito il Wwf, che si è costituito contro il ricorso al capo dello Stato firmato dalle ditte che prima dello scandalo tangenti avevano presentato un progetto di trasformazione industriale dei fondi in questione, cancellato nel 2009 dalla giunta di centrodestra. Ma proprio a quel vecchio via libera si appellano oggi i costruttori per vedere riconosciuto il proprio diritto a mettere su il cantiere. Aree vincolate nel frattempo dal maxi ampliamento del Parco Adda Nord - sette i Comuni coinvolti che porteranno in dote 360 ettari in più al polmone verde - celebrato con tutti gli onori del caso a fine aprile. A chiederne lo stralcio parziale sono Iniziative Immobiliare e Fornace Laterizi, che si erano viste riconosciute il diritto a edificare dalla giunta guidata da Roberto Milanesi (Pd), fuori dalla scena politica dopo aver patteggiato una pena di un anno e otto mesi per corruzione e abuso d’ufficio, esito dell’inchiesta della Procura di Milano sul mattone pilotato in città.

Questa la premessa del nuovo caso che monta in queste ore. In bilico c’è la storica crescita del Pan, protetta da una legge regionale. Gli ecologisti attaccano il Comune: "Perché la giunta non difende le proprie scelte e lascia noi, volontari, da soli in aula?", dice Fabio Cologni, referente cittadino del Wwf. Replica il sindaco Danilo Villa, che chiama in causa la Regione. "La delibera di ampliamento è sua, e sua dunque la prerogativa di resistere in giudizio. Il Comune semmai viene dopo". Dissente Agostino Agostinelli, presidente del Parco Adda Nord, che chiarisce la procedura. "È l’ente locale a proporre il vincolo sulle aree, il Parco (regionale) si fa portatore dell’istanza a Palazzo Lombardia e se la giunta ritiene, come è accaduto in questo caso, ratifica tramite legge. Ma l’attore principe è il Comune, anche quando si finisce in tribunale".

"Il fianco è scoperto - rincara Cologni - sono i soliti misteri politici: vogliono i parchi, ma solo a parole. Servono per i convegni e i festival, ma poi si sciolgono le briglie. Qui ci sono in gioco ettari ed ettari di territorio che devono assolutamente essere salvaguardati". Agostinelli non sembra in pena: "Anche se il ricorso trovasse riscontro non annullerebbe la legge regionale. Le aree sono e restano protette". Comunque vada i giochi sono fatti, è tardi per ripensarci.