Trezzo, il giallo dei libri spariti

Non si trovano 200 volumi della preziosissima collezione donata alla città

L’ex assessore Italo Mazza

L’ex assessore Italo Mazza

Trezzo sull'Adda (Milano), 6 maggio 2016 - Dalla critica della letteratura ai testi su Marx ed Engels. Duecento volumi del Fondo De Micheli sono spariti, rubati o persi, si ipotizza, tra un trasloco e l’altro. Un giallo vero e proprio. Bufera su Trezzo, proprietaria del lascito del critico d’arte e della moglie Ada, passato prima alla Fondazione Biblioteca di via Senato a Milano, poi a Segrate, con polemiche roventi sulla rinuncia alla donazione dell’ex partigiano, legato al fiume da un profondo legame affettivo, - sua madre era nata in città, - da parte della giunta leghista, nel 2010. La notizia scoppia come una bomba, Tutti per Trezzo presenta un’interrogazione, il sindaco Danilo Villa è pronto ad andare in caserma e a fare il sostenuto col collega Paolo Micheli. "Segrate ha scritto alla Soprintendenza che mancavano quei libri, senza informarci. Una scorrettezza", dice il borgomastro, che tornerà nell’arena sul caso dopo le frizioni di sei anni fa. "Rifiutare il Fondo è stato un errore a prescindere – dice Carlo Sironi, capogruppo della forza di minoranza che ha chiesto al primo cittadino di riferire in aula sull’accaduto – l’allora assessore alla Cultura Italo Mazza avrebbe dovuto prestare più attenzione: ricorreva gli arredi mancanti da Villa Crivelli, senza usare le dovute cautele con i libri".

 Anche se ex, Villa fa quadrato sulla scelta di cedere i 26mila volumi e di rinunciare agli 800 dipinti e sculture, fra i quali Sassu e Cascella e altri maestri del Novecento, perché troppo costosi da mantenere. Ma ora l’opposizione ri-presenta il conto: "Quali strumenti si adottarono per tutelare il patrimonio?". "Tutti uelli possibili – assicura il borgomastro – posso metterci la mano sul fuoco: da Trezzo è partito l’intero lascito, non mancava niente. Stiamo cercando di capire cosa sia successo". Nel 2013, il secondo gran rifiuto dopo quello di Villa Appiani. Anche la Fondazione Biblioteca ha respinto il Fondo «per una sfavorevole congiuntura economica». Gli sponsor martoriati dalla crisi, avevano fatto venire meno il loro impegno. Alla fine se l’è preso Segrate, che ha appena denunciato l’incompletezza del tesoro. "Ci penseranno i carabinieri a spiegarci come sono andate le cose", aggiunge il sindaco, che non risparmia una provocazione agli avversari. "Abbiamo rinunciato alle opere perché non avevamo soldi per custodirle degnamente, accettiamo donazioni per fargli la guardia. Anche dai consiglieri".

La risposta non si farà attendere, il caso sbarcherà in Consiglio. Nel frattempo le indagini potrebbero chiarire cosa è andato storto. barbara.calderola@ilgiorno.net