Vimodrone, carabinieri risolvono caso di omicidio del 2012: un arresto / VIDEO

Fermato un 55enne di Paullo, perché gravemente indiziato come colpevole della morte del pregiudicato Giuseppe Nista, raggiunto da colpi d'arma da fuoco esplosi da un assassino poi allontanatosi in scooter

I rilievi sul luogo dell'omicidio

I rilievi sul luogo dell'omicidio

Milano, 28 luglio 2016 - Risolto l'omicidio avvenuto il 10 maggio 2012 a Vimodrone: i Carabinieri del Nucleo Investigativo di Monza hanno dato esecuzione all'ordinanza di custodia Cautelare in Carcere, emessa dal gip del Tribunale di Monza nei confronti di E.C., 55enne di Paullo, perché gravemente indiziato come colpevole della morte di Giuseppe Nista, un 44enne di Melzo. 

La vittima, un pregiudicato, fratello del boss Domenico Nista, alla guida della propria Bmw station wagon, era stata avvicinata all'incrocio tra la via dei Mille e via IV Novembre da due persone con casco integrale a bordo di uno scooter. Il passeggero del motociclo aveva esploso alcuni colpi d'arma da fuoco cal. 7,65 da brevissima distanza, che avevano raggiunto Nista al petto e al collo. I due killer avevano quindi fatto perdere le proprie tracce nel traffico e, separatisi, uno dei due aveva proseguito la fuga a piedi, gettando in un cassonetto i guanti e il casco, successivamente rinvenuti e sequestrati dai Carabinieri del Gruppo di Monza.

Le attività tecniche di repertamento, condotte sui materiali recuperati, hanno consentito l’estrazione di un campione di dna. Contemporaneamente i sospetti degli investigatori si sono orientati verso l’arrestato, del quale è stata reperita una traccia biologica. I due campioni sono stati posti a confronto dal RIS di Parma, che ha determinato come il fermato sia la persona che ha indossato casco e guanti. L’evidenza scientifica è stata corroborata dall’acquisizione di un tracciato telefonico che ha mostrato la presenza del suo cellulare, un'ora dopo l'evento, all’interno della cella telefonica del luogo dell'omicidio. Un’ulteriore conferma è giunta dall'intercettazione di una conversazione telefonica dell’uomo con la moglie, durante la quale l’assassino chiariva alcune circostanze dell'omicidio e della fuga, fornendo così elementi che hanno completato il quadro accusatorio.