Curare la mente in modo umano: sfida ospedaliera

«I disturbi affettivi e di personalità stanno sempre più emergendo. Il 60-70 per cento degli ospiti Opg ci finiscono senza prima essere stati seguiti dai servizi territoriali, così l’Opg non crea legami col territorio» dall’inviato Bruna Bianchi

In corsia (foto d'archivio)

In corsia (foto d'archivio)

Cernusco sul Naviglio (Milano), 29 marzo 2015 - Patrizia conta il tempo trascorso: «Già cinque mesi che sono qui». Tranquilla e sorridente, apre la porta della sua camera a due letti allungando lo sguardo fiero sui suoi pupazzi. Affetto che manca. Parola che risuona anche all’entrata del Centro Sant’Ambrogio, una volta ospedale geriatrico e adesso una serie di palazzine circondate dal giardino dove Antonia prende un po’ di sole. Si sta mettendo un rossetto rosa fucsia: «Aspetto il fidanzato». L’età è avanzata e il fidanzato nei sogni. Così come nella fantasia di Giuliana c’è quella di essere stata una suora laica. Sono i «matti» che nessuno voleva e che qui si sentono bene: «Sono bravissimi i frati!». Il priore, frate Pierangelo Panzerini, passa nei corridoi lucidi e puliti dalle porte blu cobalto. Lo salutano con rispetto, quello che si deve a un rappresentante dell’Ordine dei mendicanti che dal ’500 si occupa di quelli che nessuno vuole tra i piedi. Li curano nella testa i medici, li riabilitano gli educatori e al loro animo pieno di solitudine confusa ci pensa la carità cristiana. A Cernusco sul Naviglio sono 400, altri 300 a San Colombano al Lambro, 300 a Brescia. Un terzo dei malati psichiatrici di Lombardia viene affidato ai Fatebenefratelli. Li mandano le strutture territoriali o i Tribunali, a volte hanno compiuto un reato, più spesso no. «Il Fatebenefratelli si occupa storicamente della psichiatria - racconta il direttore sanitario Gianmarco Giobbio - Oggi i manicomi non esistono più e la psichiatria è diventata specialistica, le patologie hanno un nome particolare e non più generale. Abbiamo pazienti geriatrici che vivono qui da decenni e solo ai Fatenefratelli viene riconosciuta la cura di questi pazienti grazie alla sua storicità».

Gianmarco Giobbio, direttore sanitario del Centro Sant’Ambrogio dell’Ordine Ospedaliero dei Fatebenefratelli di Cernusco sul Naviglio. Medici, educatori e infermieri qui si occupano di 400 malati

I moderni «manicomi» sono nei fatti l’alternativa degli Ospedali psichiatrici sul territorio. Il 31 marzo chiuderanno per legge i sei Opg italiani (uno in Lombardia, Castiglione delle Stiviere, resterà funzionante con otto mini-opg) ma nessuno sa dire che cosa succederà: «Alcuni pazienti vengono mandati da noi, ma non c’è alcuna chiarezza sul futuro delle Rems». Il centro di Cernusco ha fiori all’occhiello come la Cra, struttura ad alta riabilitazione, ha personale preparato ed è ospitato in un piccolo centro tranquillo che si affaccia sul Lambro, ma i pazienti sono liberi: «Aderiscono al progetto di recupero. La vigilanza è ridotta». La riabilitazione al centro Sant’Ambrogio non è una parola vuota: si impara a diventare autonomi sistemando la proprio camera, lavandosi da soli, seguendo le attività e rispettando le regole della convivenza. Nessuno litiga nemmeno per la tivù e l’uso dei telefonini è consentito secondo orari stabiliti. Si studia, si fa un giornalino, si cucina e si impara a stare insieme anche se è difficile quando si soffre di disturbi mentali. La malattia mentale c’è da sempre, ma cambia pelle. Ne sa molto Paolo Cozzaglio, primario di Pischiatria : «I disturbi affettivi e di personalità stanno sempre più emergendo». «Il 60-70 per cento degli ospiti Opg - afferma Giobbio - ci finiscono senza prima essere stati seguiti dai servizi territoriali, così l’Opg non crea legami col territorio». Cosa succederà dopo il 31 marzo? « Nessuno lo sa». Nessuno può aspettarsi che venga gestito senza problemi un killer seriale psicopatico.