Vimodrone, Brescianini lascia: "Torno a occuparmi del sociale"

Il sindaco annuncia che non si ricandiderà: "I partiti non riescono più a intercettare il disagio dei giovani e delle famiglie"

Antonio Brescianini

Antonio Brescianini

Vimodrone (Milano), 21 gennaio 2017 - Impeccabile come sempre, con la calma dei saggi che ne hanno vista di acqua passare sotto i ponti, Antonio Brescianini annuncia che lascerà l’Amministrazione. "Vengo dal sociale e voglio ritornarci". A Vimodrone va in scena lo stesso film di Milano, un anno dopo: il sindaco con le carte in regola per fare il bis, preferisce non ricandidarsi

Toni pacati, parole misurate, com’è nel suo stile, per spiegare che i "partiti non riescono più a intercettare il disagio giovanile e quello delle famiglie" e che lui preferisce misurarsi su quel terreno. Nessuna polemica, "ho dedicato 15 anni della mia vita al Comune, da quando ero assessore" e un elenco di cose fatte, da far impallidire il più pignolo degli avversari. Detrattori ne ha avuti, ma nessuno può negare che la sua porta è sempre stata aperta a tutti.

È un uomo d’altri tempi, uno dei pochi che riceve ancora senza appuntamento. Paladino del dialogo, grande ascoltatore, moderato per vocazione, nasce e arriva dal mondo della Acli, dove ha militato ai più alti livelli. Negli anni Novanta, l’arrivo a Palazzo "per servire". Cita Paolo VI, "solo così la politica diventa la più alta forma di carità". Brescianini lascia una città molto diversa da quella ereditata. Il suo cruccio - e tale è rimasto confessa - "è non aver raggiunto quel livello di coesione sociale per il quale ho fatto tanto". Forse è questo che l’ha spinto a lasciare la poltrona, "la carriera non è mai stata nelle mie corde". 

Classe 1947, ex dirigente d’azienda, il sindaco "dimissionario" verrà ricordato per grandi opere ferme da anni e sbloccate grazie alla sua tenacia. Fra le più importanti, la tangenzialina Mirazzano-Vimodrone, che insieme al recuperato viale Martesana, ha permesso di portare all’esterno il terribile traffico di attarversamento che soffocava la città; la riqualificazione dell’ex cinema Astor; l’asilo nido che non c’era; la nuova sede della protezione civile e della polizia locale. E ancora: il Piano di governo del territorio, la sistemazione dell’ex area dei giostrai, con "l’adozione" delle sei famiglie che da quarant’anni vivevano per strada.

E poi, il taglio del 10% del proprio emolumento e di quello degli assessori. Risparmi che hanno portato alla nascita del fondo solidale per famiglie che non riescono più a pagare i libri ai figli, ad esempio. È forse questa la scelta che racconta di più l’uomo. Insieme alle zero spese di rappresentanza. Dopo di lui, il diluvio? "Figuriamoci. Se la caveranno benissimo".