Bussero saluta l'operaio ucciso: un po’ di pace per Gianfranco

Folla al funerale di Ambrosoni, ammazzato dal vigile Salvatore Empoli

Amici e parenti hanno riempito il sagrato della chiesa per l’ultimo addio

Amici e parenti hanno riempito il sagrato della chiesa per l’ultimo addio

Bussero (Milano), 11 novembre 2015 - Per l'addio a Gianfranco Ambrosoni, la vicinanza del paese, il dolore dignitoso dei figli e dei fratelli, il richiamo alla fede, «che aiuti a tollerare questa morte improvvisa, misteriosa, indecifrabile». Una chiesa gremita attorno alla bara dell’operaio assassinato dieci giorni fa, e tanta commozione durante l’omelia del parroco don Luigi Didoni. «Il momento del passaggio è sempre un mistero, per chiunque. Ciascuno vive il momento da solo. Questa morte però, così improvvisa, violenta, incomprensibile, è carica di interrogativi: perché lui, perché in questo modo, perchè adesso?». Morte violenta, «la mano di un fratello umano che colpisce un altro fratello» e un cauto invito alla riconciliazione e misericordia, «per Gianfranco, e per colui che di questa morte si è reso responsabile. Cerchiamo di rispondere al quesito più importante. Cosa ci chiede in questo momento il Signore, qual è il significato di questi eventi?». A fine cerimonia, anche le parole cariche di commozione del sindaco Curzio Rusnati, di fronte alla bara e ai due giovani figli di Gianfranco, Daniele e Stefano: «L’irrompere improvviso della follia e del male ci riempie di sgomento. Il male improvviso, estremo, armato, ubriaco di vuoto».

«Da custode ‘pro tempore’ di questo paese in cui sono nato, come qui era nato Gianfranco, porto la nostra vicinanza alla famiglia, una famiglia di persone perbene, travolti da una tragedia inimmaginabile, senza senso». E ancora: «Gianfranco ora visita altri luoghi. Mi piace pensare in queste ore che quando ci si ritroverà, sarà come se il tempo non fosse passato». Un folto cordone di Protezione civile in tuta gialla, davanti alla Chiesa, a proteggere il dolore della famiglia della vittima: sia il fratello che un figlio di Ambrosoni sono volontari attivi. Dolore, vicinanza, e ancora choc sul sagrato. Dal carcere, dove da dieci giorni resta chiuso nel riserbo Salvatore Empoli, il vigile assassino, si attendono ancora risposte: perché proprio Gianfranco, perché in quel luogo, perché in quel momento e, soprattutto, per quale ragione. In settimana, per lui, il nuovo interrogatorio davanti al Gip.