Presidio Nokia, tensione alle stelle fra dipendenti e licenziati

Faccia a faccia ai cancelli. Cento lavoratori hanno firmato un esposto che segnala nomi e cognomi di chi fa il blocco

La protesta davanti ai cancelli della Nokia

La protesta davanti ai cancelli della Nokia

Cassina de' Pecchi, 20 novembre 2014 - Nokia, nuovo faccia a faccia ai cancelli, tensione alle stelle, ma niente disordini. C’erano, al nuovo sciopero con blocco indetto ieri mattina, i dirigenti Fiom, i licenziati, i delegati e le Rsu, le forze dell’ordine e i dipendenti aziendali, rimasti, come molte volte ormai nelle ultime settimane, lasciati per qualche ora fuori dalla porta.

Tensione alta fra una parte e l’altra, fra la rabbia dei licenziati e la rabbia di chi lamenta che i blocchi mettono a rischio anche il suo di posto di lavoro. Sono quasi cento le firme a corredo di un esposto presentato dai dipendenti ancora “in carica”, con nomi e cognomi dei manifestanti che attuano i blocchi, e con il timore, legittimo per la parte che rappresenta, che l’impossibilità protratta di entrare a lavorare comporti rischi anche per il futuro occupazionale di chi è rimasto. Ma è una mossa alla divide et impera, con ogni probabilità avallata e guidata dall’alto, che oggi non fa che aumentare la tensione. In un momento in cui, a procedura conclusa, e con una parte dei licenziati (una trentina su 110, si dice: ma anche questo dato non viene ufficializzato) che ha firmato nelle scorse ore gli accordi sulla buonuscita ed esce di scena, la rabbia di chi la proposta non ha accettato è sempre più grande.

Il presidio sempre folto, ma assottigliato rispetto alle prime uscite. La paura di ritorsioni legali fa novanta. «È comprensibile - così la sindacalista Mara Cortellazzi -. Hanno preso nomi e cognomi, si temono richieste di danni, conseguenze legali. Non fa piacere a nessuno una denuncia. Nemmeno a chi, come noi ex Siemens, è più avvezzo alle battaglie sindacali, e a quanto comportano». «A questo punto - così il delegato Cub Angelo Pedrini - non è solo questione di soldi. È questione di fare tutto il possibile per far saltare fuori qualche posto di lavoro». Secondo chi protesta, e a dispetto della totale chiusura su questo punto, sarebbe possibile anche in azienda. «Ci sono 4 milioni di euro di ferie arretrate. In azienda ora, e lo sappiamo per certo, c’è chi lavora undici, dodici ore, perchè sono sotto organico. Perché non pensare a qualche affiancamento dei fuorusciti, anche temporaneo? Ad alcuni di loro, vicini alla pensione, basterebbe un anno».

Al presidio la referente della segreteria nazionale Fiom, Roberta Turi: «Situazione gravissima, questa, con un’azienda che non tratta su nulla che non siano gli incentivi all’esodo. Siamo al tavolo con altre realtà del comparto, con cui il dialogo è su un piano differente». Oggi ci si ritrova: niente presidi, ma un’assemblea nel pomeriggio, forse in municipio.