Gorgonzola, lo sfogo di Gasbarroni: "Il mio addio alla Giana? Tradito da Albè"

Il club ha deciso di non rinnovare il contratto al fantasista: "Pensavo di restare, il tecnico mi parlava della nuova squadra"

Andrea Gasbarroni

Andrea Gasbarroni

Gorgonzola (Milano), 26 maggio 2016 - Stop e ciak, si cambia. Arrivederci (anzi, addio) e grazie. Lunedì sera il comunicato con il quale la Giana ha ufficializzato di non voler rinnovare i contratti di Andrea Gasbarroni, Claudio Grauso e Tiziano Polenghi. Una scelta forte, nel segno del ringiovanimento. Polenghi compirà 38 anni la prossima stagione (26 presenze su 34 partite, tuttavia) e Grauso è stato utilizzato poco (14 volte, 3 per novanta minuti). Gasbarroni invece, 35 anni, è stato di fatto un elemento cardine dell’attacco (solo due panchine, due gol e sei assist). Una scelta che, dunque, fa discutere. E se l’addio arriva inaspettato e il grazie per telefono allora la retorica e le frasi di routine non reggono più.

Nel magico mondo del "Gas", peraltro, non hanno mai retto. Sì, magico: magia pallonara portata anche a Gorgonzola, dopo Monza e dopo tanta serie A e B tra Torino, Parma, Genoa e Sampdoria ad esempio. Magia apprezzata da una piazza che lo ha abbracciato forte tramite i messaggi sui social e non solo. "Non me l’aspettavo, sono rimasto senza parole. Durante l’anno si è verificato qualche problema e non creato da me (riferimento alla conferenza stampa dopo la gara col Mantova, nella quale Albè aveva parlato di lui come di un giocatore che non faceva la differenza). C’era stato poi un chiarimento, le scuse e tutto sembrava rientrato: apprezzavo l’allenatore. I programmi sembravano altri, pochi giorni fa proprio Albè mi parlava di come avremmo costruito la nuova squadra, ma è andata diversamente".

La separazione è arrivata per telefono, per voce del responsabile della gestione Angelo Colombo: "Avrei preferito saperlo diversamente, di persona e dal tecnico. Dal mondo del calcio non bisogna aspettarsi nulla, meritocrazia compresa, però credo di aver dato il mio contributo. Senza giocatori esperti questa squadra sarebbe retrocessa: parlare di playoff è da folli, la realtà è che abbiamo fatto due miracoli salvandoci". Amarezza palpabile: "La delusione riguarda soprattutto l’aspetto umano, ognuno è libero di fare le proprie scelte e si possono discutere e ridiscutere all’infinito, ma vanno accettate. Il tema è un altro: pensavo che questo fosse un’ambiente diverso e particolare, nonostante l’avvisaglia di qualche mese fa: stavo bene e pensavo di rimanere. Ho una certa età, poi, e non ho bisogno di barzellette: Albè dirà che è stata una scelta del presidente Bamonte, ma non è giusto nascondersi. Avrei voluto parlarne con lui direttamente senza polemiche, mi ha chiamato Colombo però. Mi si chiedeva maggior corsa? Ho determinate caratteristiche e si sa, la squadra non l’ho costruita io. Credo che la gente di Gorgonzola si sia comunque divertita".

Il saluto alla piazza resta dunque affettuoso: "La società mi ha fatto lavorare nelle migliori condizioni, mi sono sentito sostenuto dall’ambiente. I tifosi mi hanno voluto bene e li ringrazio, come del resto i miei compagni che sono dei ragazzi straordinari. Io, come del resto gli altri giocatori esperti, mi ero calato nella parte e sarei rimasto volentieri: separarsi ci sta, ma non così. È il lato umano della questione che non va giù. Pazienza, continuerò a giocare e a sorridere: è giusto, però, lasciarsi dicendo come stanno le cose e come sono andate".