Gorgonzola, il sindaco: «Via i caporali dalle nostre terre. Oggi non si può morire di fatica»

Angelo Stucchi scrive al ministro Martina: uniti per la legalità

IMPEGNATO Il sindaco Angelo Stucchi ha detto di essere in prima linea contro il fenomeno del caporalato che avvelena il lavoro agricolo

IMPEGNATO Il sindaco Angelo Stucchi ha detto di essere in prima linea contro il fenomeno del caporalato che avvelena il lavoro agricolo

Gorgonzola (Milano), 3 settembre 2015 - «Caporalato e illegalità grave piaga dell’agricoltura, non lasciamo che contaminino le nostre campagne». Il sindaco Angelo Stucchi scrive al ministro Maurizio Martina chiedendogli maggiore impegno per la legalità e proponendo, per l’area della Città Metropolitana, un primo atto concreto: l’adesione alla Rete del Lavoro agricolo di qualità, certificazione etica del lavoro nei campi istituita proprio dal ministero e in via di decollo. «Gorgonzola – spiega il sindaco – è un Comune a vocazione agricola, e che tale vocazione intende mantenere. Abbiamo il grande bacino agricolo delle aree a Nord, e a Sud le aree di Parco. Le notizie in arrivo dal Sud Italia nei giorni scorsi mi hanno scosso: sono un sindaco lombardo, ma mi sento più che altro un sindaco italiano. E poi ho avuto una famiglia contadina, l’idea della morte di fatica mi sembra appartenere a tempi lontani, allucinante pensare che possa accadere oggi. Ho pensato che, in un contesto metropolitano in cui molto si lavora, ad esempio, per la legalità nei cantieri, sarebbe opportuno un atto formale ma importante che ci impegna a vigilare anche sulle nostre campagne».

La nota è stata inviata al ministro nei giorni scorsi. Questo il testo: «Mi rivolgo a Lei dopo le morti nelle campagne del Sud Italia dei braccianti Paola Clemente, Ben Hasine Zakaria e del sudanese Mohamed nel mio ruolo di sindaco di Gorgonzola. Siamo orgogliosi di questa nostra origine tanto da organizzare tra poche settimane una Sagra e a novembre una Fiera per raccontare la campagna, i suoi prodotti, la sua bellezza. Le notizie di queste morti non ci hanno lasciato indifferenti. Morire di lavoro nei campi e lavorare a due euro l’ora è inaccettabile, come pure il caporalato che schiavizza per interessi economici uomini e donne».

Ancora: «Conosco il suo impegno per tutelare agricoltori, allevatori e per sviluppare politiche che favoriscano investimenti nell’agricoltura, ma questo sembra non bastare davanti all’indifferenza di un mercato che chiede prezzi sempre più bassi, spesso sotto i costi di produzione, e che per raggiungere il suo obiettivo lascia spazio alla criminalità organizzata». L’appello: «Non si senta solo, senta vicino chi oggi non è più contadino ma non ha dimenticato le sue origini. È per questa appartenenza che nel nostro piccolo incominceremo con un semplice gesto; quello di promuovere nel nostro territorio la Rete del lavoro agricolo di qualità, da lei fortemente voluta per salvaguardare la vita di tante lavoratrici e tanti lavoratori che nei campi devono poter vivere con piena dignità la propria esistenza».