Gli ex Dielle occupano la piazzetta del Satellite, al via una raccolta fondi

Pioltello, pranzo con gli operai a spasso. Fabio Zerbini (Cobas): "Siamo di fronte a un caso di licenziamento politico I manovali messi alla porta avevano chiesto l’aumento: da 5,5 a 7 euro l’ora" di Barbara Calderola

Ex Dielle riuniti al parco di via Cilea a Pioltello

Ex Dielle riuniti al parco di via Cilea a Pioltello

Pioltello, 29 settembre 2014 - «Dignità». È il sentimento che guida la lotta dei lavoratori licenziati a maggio dalla Fast Service, la coop «surrogata» dalla Dielle di Cassina de’ Pecchi, e ribadito ieri alla raccolta fondi andata in scena al parco di via Cilea, a Pioltello. Gli operai hanno le idee chiare: «Cosa vorrebbero: che ci inginocchiassimo ringraziandoli di sfruttarci?», chiedono indignati. Sono uniti e tesi alla vigilia della direttissima ai due colleghi fermati (ora liberi) durante gli scontri delle scorse settimane davanti ai cancelli della fabbrica di riciclaggio della plastica. A cui si se ne sono aggiunti altri due il 24 settembre. «Si licenziano e si mettono le manette agli operai, - dice Fabio Zerbini dei Cobas, alla testa del presidio non stop -. Di fronte alla richiesta di aumento di stipendio, da 5,5 euro l’ora che percepivano a 7, i lavoratori sono stati messi alla porta e sostituiti da altri, che non mostrano interesse a battersi per i propri diritti. È il gioco del capitalismo di oggi: si libera dei “rivoltosi” e cambia società. Un gioco delle parti “legale”». È questo il passaggio che fa più male.

L’intricata vicenda ha preso le mosse in primavera, quando Dielle ha sostituito Fast Service per la quale lavoravano i sessanta, a spasso da quattro mesi e mezzo, e ha ingaggiato la bresciana Biesse con la stessa missione: fornire manodopera. «Nessuno dice che l’attività alla Dielle continua, le coop che si passano il testimone usano sempre locali e mezzi aziendali, la proprietà si trincera dietro la normativa e dice che il personale non è suo», spiega Zerbini. E qui sta l’altro nodo: «Le istituzioni, - Regione, Provincia, ispettorato del lavoro e governo, - permettono, pur dandoci ragione “ufficiosamente“, manovre di questo genere. Qui ci sono operai che lavorano in Dielle da 8 anni, altri da 14. Non si possono certo definire prestazioni occasionali. Non ci fermeremo finché ci sarà in piedi un solo uomo», ribadiscono i Cobas. I comitati di base con iniziative come quella di ieri raggranellano soldi per i disoccupati a dispetto delle «promesse di riassunzione nella coop subentrata» mai rispettate. «La cassa di resistenza» non arriva certo ai 60mila euro necessari ogni mese per pagare affitti, mutui e sfamare le famiglie in mezzo al guado. Il sussidio si ferma a 250 euro a testa, contro i mille della soglia di sopravvivenza. barbara.calderola@ilgiorno.net