Vimodrone, le minacce del foreign fighter

Un ospite della comunità Kairos minacciato via facebook dal marocchino partito per la Siria: "Raggiungimi o ti ammazzo"

A Milano il processo al foreign fighter radicalizzato a San Vittore

A Milano il processo al foreign fighter radicalizzato a San Vittore

Vimodrone (Milano), 20 febbraio 2017 - "Raggiungimi qui in Siria. Altrimenti ti ammazzo". Così Monsef El Mkhayar, il marocchino accusato di essere un foreign fighter dell'Isis e ora sotto processo a Milano per terrorismo internazionale, incitava dal proprio profilo Facebook un proprio connazionale a unirsi alla jihad. Il destinatario del messaggio è un giovane ospite della comunità Kairos di Vimodrone, comune alle porte di Milano, lo stesso centro dove Monsef ha vissuto fino al gennaio 2015, prima cioè di abbandonare l'Italia e raggiungere la Siria insieme all'amico e coetaneo Tarik Aboulala, poi morto in combattimento. Anziché accogliere il suo invito, il giovane a dicembre scorso denunciò però l'ex compagno che aveva tentato di indottrinarlo. Lo ha rivelato uno dei responsabili della comunità Kairos durante la sua testimonianza resa lunedì mattina nell'aula del processo a carico del marocchino: "Un giovane, ospitato nella nostra comunità - ha raccontato il testimone - subì minacce da Monsef perché si era rifiutato di andare in Siria e non seguiva i precetti dell'Islam in maniera esemplare". Il testimone ha descritto Monsef come un giovane dal carattere "molto aggressivo e difficoltoso", che beveva parecchio, faceva abitualmente uso di stupefacenti e aveva collezionato una serie di denunce per spaccio di droga, tanto da essere arrestato a settembre 2013. Il suo comportamento mutò radicalmente soltato una una volta uscito da San Vittore, nel maggio successivo: "Aveva smesso di bere, frequentava in modo sempre più assiduo le moschee, era ossessionato dalla religione islamica. I suoi discorsi erano così radicalizzati che non venivano accettati dagli altri ragazzi della nostra comunità, tutti giovani marocchini e tutti musulmani. Quando Monsef parlava di Islam era molto determinato, non c'era possibilità di contraddirlo e di fargli capire che le sue opinioni erano esagerate".