Uccise il ladro in casa a Vaprio, Sicignano davanti al gip

I parenti della vittima si oppongono alla richiesta di archiviazione del pm. Udienza il 24 novembre

Francesco Sicignano alle prese con i giornalisti

Francesco Sicignano alle prese con i giornalisti

VAPRIO D'ADDA (Milano), 7 settembre 2017 - Il caso di Francesco Sicignano, il pensionato di Vaprio d’Adda che nell’ottobre del 2015 sparò ed uccise un ladro albanese, approderà in un’aula del settimo piano del Tribunale di Milano il prossimo 24 novembre. Dopo la richiesta di archiviazione, presentata dalla Procura più di un anno fa, infatti, i familiari del giovane morto, assistiti dal legale Teodor Nast, hanno depositato istanza di opposizione e il gip Teresa De Pusc ha fissato udienza a fine novembre per far discutere le parti e poi decidere se archiviare, ordinare nuove indagini o disporre l’imputazione coatta.

A presentare l’atto di opposizione all’archiviazione sono stati, nei mesi scorsi, attraverso il difensore, il padre e la madre di Gjergi Gjonj, che aveva 22 anni. La procura milanese, in un primo momento, aveva iscritto Sicignano nel registro ma poi accertò che si sarebbe trattato di legittima difesa e chiese l’archiviazione.  All’inizio dell’inchiesta gli inquirenti avevano ipotizzato che il pensionato, quella sera del 20 ottobre 2015, avesse sparato quando il ladro non era ancora entrato nella casa ma si trovava sulle scale esterne. Il medico legale nominato dai pm, poi, oltre ai Ris di Parma, ha accertato che la dinamica della morte poteva essere compatibile con la versione di Sicignano, che aveva detto di aver sparato in casa per difendersi. Il proiettile, secondo il medico legale, ha sfiorato il cuore del 22enne attraversando il corpo senza colpire direttamente l’organo.

Per questo Gjergi Gjonj nella ricostruzione della Procura potrebbe essere rimasto in vita forse quasi per un minuto. Il tempo necessario per trascinarsi fuori dalla cucina e, attraverso un percorso tortuoso, raggiungere le scale esterne, dove poi sarebbe morto. Per il legale dei familiari del giovane, invece, si trattò di omicidio volontario e nella ricostruzione «parziale» dei pm ci sono «numerose incongruenze». Secondo il difensore, che ha depositato una memoria di oltre 40 pagine, il 22enne «è stato ucciso sulle scale, fuori dall’abitazione, e poi il proiettile è stato buttato nel soggiorno di casa».