Uva Delizia di Vaprio, la bontà è garantita: "Difendiamo le nostre tradizioni"

L’amministrazione comunale ha concesso il certificato De.Co.

Un anno e mezzo fa è stata inaugurata la vigna didattica

Un anno e mezzo fa è stata inaugurata la vigna didattica

Vaprio d’Adda (Milano), 27 aprile 2016 - Il Comune non poteva che intervenire e l’ha fatto concedendo all’uva Delizia di Vaprio il proprio marchio: De.Co.. Una certificazione della bontà del prodotto, frutto della leggenda Pirovano, i giardinieri del principe Falcò che sulle terrazze del paese, a inizio Novecento, inventarono la varietà più diffusa al mondo: l’uva Italia, di cui la delizia è figlia. E poi c’è il Moscato dell’Adda. "Tutti “marchi” tipici che vogliamo tutelare con ogni mezzo", spiega il sindaco Andrea Beretta. Che ha creato registro e regolamento per "battezzare" con i crismi del caso la coltura recuperata dalla tradizione. L’ha fatto dopo aver inaugurato un anno e mezzo fa la vigna didattica, oggi meta fissa dei turisti alla scoperta dei tesori della zona. Dietro c’è una storia gloriosa. L’uva Delizia è frutto del guizzo geniale e del lavoro di Luigi e Alberto Pirovano, padre e figlio. Che nelle terrazze sul retro della loro casa in via 25 Aprile oltre a serre e vendemmie, si dedicarono a esperimenti di elettrogenetica. Fino al miracolo della nuova varietà. Nel 1897 la scoperta della prima pianticella di Moscato dell’Adda. La casa trasformata in laboratorio, dall’incrocio dell’uva Bicane con il moscato d’Amburgo, nel 1912, il primo grappolo di uva Italia.

I Pirovano diventano celebri: negli anni Venti Alberto è direttore dell’Istituto Italiano di frutticultura a Roma. I suoi studi gli regalano fama internazionale. Oggi le piante di uva Delizia sono tornate ad abbellire le vedute del paesino. "Un passato prezioso che non vogliamo gettare via", continua il primo cittadino, deciso a trovare "qualche giovane brillante, con la laurea in tasca e la voglia di cambiare vita", che riprenda in mano il lavoro interrotto dai pionieri vapriesi. Sperando che il coraggio lo porti agli stessi risultati. Si deve tutto a Carlo Orlandi, che acquistando Villa Pirovano si è appassionato all’avventura dei vecchi proprietari. Ha ricostruito tutto e ha condiviso con la comunità il proprio gioiello. Una mostra ne ha raccontato tutti i passaggi. E da qui, si spera, in un’eco ben oltre i confini cittadini "come è successo all’uva di Vaprio", si augura il sindaco.