Spese folli? "Adesso a Segrate non è più così"

Il sindaco Micheli denunciò le uscite di Alessandrini, ora a processo

Il sindaco Paolo Micheli

Il sindaco Paolo Micheli

Segrate (Milano), 13 aprile 2017 - "Addio a pranzi e cene di rappresentanza. Queste voci sono state azzerate. È il vero cambio di passo e l’abbiamo fatto noi". Paolo Micheli, il giorno dopo il rinvio a giudizio davanti alla Corte dei Conti per le presunte spese pazze dell’ex sindaco di Segrate Adriano Alessandrini, eletto nel 2005 con Forza Italia, punta l’indice contro il suo predecessore. Un affondo squisitamente politico, "sotto il profilo giudiziario aspettiamo la pronuncia della magistratura contabile. Siamo garantisti convinti: tutti innocenti fino a prova contraria".

Il processo comincerà a luglio. Era stato proprio lui a denunciare ai magistrati contabili esborsi "senza rendiconto, fatti con carta di credito in uso al primo cittadino" per oltre 34mila, la stessa cifra che oggi i giudici indicano come danno erariale. Ne risponderà in solido anche Paola Malcangio, la dirigente che liquidò, "nonostante le uscite non fossero riconducibili a impegni o missioni istituzionali", per gli inquirenti. Nell’elenco ci sono vitto e alloggio per i relatori del convegno sugli Ufo, acquisti fatti all’Ikea, ma anche fatture di colazioni con "rappresentanti dell’Arma dei carabinieri per analisi sicurezza sul territorio comunale" o con "esponenti dell’Aeronautica militare per pianificare il concerto di Natale". "Voci spiegate per filo e per segno nelle sedi opportune", si difendono gli interessati. "La carta di credito non c’è più. L’abbiamo chiusa - spiega Micheli -. Io non ho il telefonino comunale, Alessandrini, invece, sì, nonostante dica il contrario. Abbiamo pure fatto una certa fatica nel riaverlo indietro, dopo la mia elezione. Per non parlare dell’auto blu. L’abbiamo venduta, lui, però, la usava. Mi spiace che adesso sostenga cose diverse. Sono fatti facilmente verificabili".

Il sindaco esprime "solidarietà al dirigente coinvolto". Malcangio corre per la poltrona di primo cittadino a Cernusco, sostenuta da Lega, Fratelli di Italia e due civiche Cernusco prima di tutto e Cernusco Popolare. Ed è sull’imminente campagna elettorale che il processo alle porte fa alzare il sopracciglio. Se gli altri concorrenti per ora tacciono, trincerandosi dietro il principio della presunzione di innocenza, Alberto Villa, coordinatore azzurro della Martesana e sindaco di Pessano, definisce fastidioso l’episodio che rischia di gettare un’ombra sulla maratona per Villa Greppi, pur sostenendo la rivale Ivana Raguzzi. E nota che Malcangio è vittima dello stesso male che toccò ad Alessandrini, l’anno scorso. "Era candidato anche lui, a Pioltello, quando si seppe dell’inchiesta. Eravamo a due mesi dal voto e senza dubbio il sospetto di spese pazze ebbe un peso nel testa a testa con Yvonne Cosciotti (Pd), che poi vinse. Ora tocca a Paola. Un anno e mezzo di indagini e il rinvio a giudizio arriva quando l’appuntamento alle urne è dietro l’angolo". Giustizia o orologeria? "Una coincidenza che non passa inosservata".