Maxi scalo merci a Segrate, via libera ai lavori: "Tregarezzo diventerà un inferno"

La rabbia dei residenti. Il terminal accoglierà 2mila tir al giorno

I cittadini combattono da anni il progetto del grande terminal

I cittadini combattono da anni il progetto del grande terminal

Segrate (Milano), 3 gennaio 2018 - Concluso l’iter burocratico, lo scalo merci di Tregarezzo è pronto a partire. L’esecutivo del sindaco Paolo Micheli ha firmato la convenzione urbanistica e, nei giorni scorsi, l’ufficio tecnico del Comune ha rilasciato i permessi di costruire. Non ci sono più ostacoli alla costruzione del progetto Terminal Alptransit, un maxi centro di interscambio ferro-gomma che sorgerà alle spalle del quartiere Tregarezzo e occuperà una superficie di 240mila metri quadri. La struttura sarà quattro volte più grande rispetto al terminal esistente, movimenterà 395mila container all’anno e attirerà una mole di traffico di circa 2mila tir al giorno.

Un “regalo" di fine anno, quello siglato dalla giunta Micheli, che fa molto arrabbiare gli abitanti di Tregarezzo, massacrati da anni dal rumore in eccesso del vecchio scalo merci, ben più piccolo di quello che arriverà entro il 2020. "È un regalo terribile, ora che Segrate ha firmato la convenzione il progetto non si può più fermare. Ci abbiamo provato per anni, le nostre battaglie sono finite contro un muro. A noi rimarrà solo il rumore, il traffico e tanta amarezza", dice Dante Bigaroli, il portavoce del quartiere. Mancava solo una firma per perfezionare l’iter, per “convincere” la giunta le ferrovie e il Governo hanno alzato la posta, mettendo sul piatto due impegni: 50 milioni di euro per riqualificare l’ultimo tratto della Rivoltana e la chiusura dello scalo merci di Redecesio. I soldi sono stati inseriti nella legge di stabilità 2018, approvata lo scorso 23 dicembre al Senato, mentre la società Rfi - proprietaria degli impianti ferroviari italiani e che insieme alla società svizzera Hupac realizzerà il nuovo intermodale di Tregarezzo - ha firmato un accordo con il Ministero in cui si impegna a dismettere l’attuale scalo merci di Redecesio entro sei mesi dalla messa in funzione del primo lotto, che dovrebbe essere concluso entro il 2020.

"Sono solo promesse: i soldi non li ha ancora visti nessuno, potrebbero non arrivare mai come è accaduto con la vicenda della Brebemi, ovvero i fondi che ci avevamo promesso per delocalizzare le 70 famiglie del nostro quartiere. Qui la situazione è ancora più grave: la Rivoltana verrà riqualificata nel tratto del rondò di Novegro e la terza promessa che aleggiava nell’aria fino a poco tempo fa, ma di cui non si è più parlato, prevedeva uno stanziamento di 5 milioni di euro per le mitigazioni ambientali da dividere per due quartieri. Quindi, a conti fatti, a noi rimarranno solo i problemi". La rabbia è alta a Tregarezzo, la situazione sarà più leggera solo per Redecesio. "L’ultimo progetto che abbiamo visto - ricorda Bigaroli - prevedeva la spostamento dei binari dalle case, con la creazione di un parco come cuscinetto verde. Però il piano risale a due anni fa e nel frattempo può essere successo di tutto".