Da Cernusco a Vignate, lo stesso uomo dietro il lancio di sassi contro le auto?

I carabinieri indagano per capire se si tratta della medesima persona. I fidanzati colpiti domenica: "È stato un attimo terribile"

Carabinieri al lavoro

Carabinieri al lavoro

Cernusco sul Naviglio (Milano), 28 novembre 2017 - Pietre e traiettorie al vaglio degli investigatori. Il giorno dopo la sassaiola di Vignate contro gli automobilisti sulla Rivoltana, i carabinieri di Cassano sono al lavoro per capire se la mano che ha colpito sabato notte è la stessa che il 9 novembre lanciò il sasso contro l’auto sulla quale viaggiava Nilde Caldarini, la volontaria di Cernusco morta di paura, davanti al parabrezza sfondato dall’impatto. Il confronto fra i rilievi avrà molta importanza, ma anche il profilo psicologico sul quale si concentra l’attenzione. A Vignate, l’autore è stato individuato. Il clochard ungherese che ha centrato tre macchine in rapida successione potrebbe avere inscenato un altro gioco folle senza motivo? È per dare risposta a questa domanda che si allarga il ventaglio delle ipotesi sul Naviglio. Fra le vittime dell’ultimo episodio una coppia di fidanzati, che, quando ha sentito il colpo sul cofano, aveva appena finito di cenare in un locale nelle vicinanze.

"È stato terribile. Un attimo, ma terribile. Capisco benissimo che si possa rimetterci la vita per lo spavento", racconta lei. Sentimenti condivisi con le altre due famiglie prese di mira dal senzatetto. Anche loro avevano appena trascorso una serata in allegria e non pensavano certo di poter diventare un bersaglio. Nessuno è rimasto ferito, tutti hanno mantenuto il sangue freddo e si sono stampati nella mente la faccia del vagabondo. Una scena molto diversa da quella di Cernusco. Chi agì quella sera, scelse il terrapieno, lontano da occhi indiscreti. Facile nascondersi dietro la collinetta alta cinque metri, dopo il lancio, senza dare nell’occhio, complici il buio e l’assenza di telecamere. L’impiegata 62enne è stata subito colta da malore e l’attenzione dei quattro amici con cui rientrava a casa dopo un incontro di preghiera, si è concentrata su di lei. Idem, i soccorritori, impegnati in una drammatica manovra di rianimazione. Minuti lunghi come ore, in quelle condizioni, prima della corsa al San Raffaele. Il colpevole potrebbe averne approfittato. Si riparte da qui con un elemento in più. Un volto, un’identità, una personalità che non dovrà essere solo compatibile, ma responsabile senza ombra di dubbio.