Rodano, Corazzo scagionato: "Ma la mia vita è cambiata per sempre"

Il gioielliere uccise un rapinatore nella sua villa per salvare la famiglia: fu legittima difesa

Rodolfo Corazzo (a destra) insieme al leader leghista Matteo Salvini e a Giancarlo Ottolini, referente locale del Carroccio

Rodolfo Corazzo (a destra) insieme al leader leghista Matteo Salvini e a Giancarlo Ottolini, referente locale del Carroccio

Rodano (Milano), 15 marzo 2017 - "Prima di entrare o uscire di casa, avviso i vigilantes. Non mi fido più". Rodolfo Corazzo, il gioielliere di Rodano, racconta come è cambiata la sua vita, da quando sparò e uccise Valentin Frrokaj, il rapinatore 37enne che insieme a due complici lo tenne in ostaggio con moglie e figlia per ore, nella sua villetta di Rodano la sera del 24 novembre 2015. Ieri è stato prosciolto, "un sollievo per me e per la mia famiglia. Abbiamo riacquistato un pezzettino della nostra esistenza". Ma il caso di Mario Cattaneo, l’oste di Lodi, che ha reagito a una intrusione nel suo locale per un furto di sigarette, "mi rigetta nell’angoscia - dice -. Quando ho sentito la notizia, sono ripiombato nel terrore". Dopo aver parcheggiato la moto in garage, Corazzo venne assalito da tre banditi con il volto coperto da passamontagna. Fu picchiato e trascinato in cucina, dove c’erano la moglie e la figlia di 10 anni. I tre, dopo essere saliti nelle camere da letto e aver preso dei soldi, trovarono un’altra stanza con dei preziosi. A quel punto si accanirono, minacciando di uccidere tutta la famiglia. Durante la rapina la bambina venne portata all’ultimo piano da uno dei malviventi per cercare orologi e diamanti.

Due ore di panico al termine delle quali l’orefice, che aveva regolare porto d’armi, reagì sparando un colpo in aria per spaventare gli aggressori. I banditi risposero subito al fuoco con due pistole rubate dalla collezione del padrone di casa. In tutto vennero esplosi 10 colpi, tre sparati dal gioielliere e sette dai malviventi. Valentin Frrokaj, l’albanese ergastolano e latitante, rimase ucciso. Le indagini condotte dai carabinieri, ritennero "compatibile" la versione fornita dall’uomo con i fatti accertati, concludendo che si trattò di legittima difesa. "Siamo soddisfatti dell’esito della vicenda - commenta l’avvocato della famiglia Piero Porciani - spero che Corazzo possa finalmente tornare a vivere una vita “giuridicamente” tranquilla".

Il difensore ha aggiunto: "Mi auguro che come lui potrà tornare a dedicarsi agli affetti della sua famiglia, così potranno fare tutti coloro che hanno vissuto vicende simili". Porciani, poi, ha detto anche di auspicare che "il legislatore lavori affinché ogni persona possa difendersi senza conseguenze, dentro e fuori le mura di casa". L’orefice, come ha scritto il pm nella richiesta di archiviazione accolta dal giudice, si era trovato davanti a un "pericolo concreto" e aveva reagito sparando per difendere la "propria incolumità" e quella "della moglie e della figlia". Corazzo non è mai stato indagato per omicidio volontario, ma da subito per eccesso colposo di legittima difesa, un atto dovuto. Le telecamere a circuito chiuso dell’abitazione avevano ripreso le fasi salienti dell’incursione. "Ma la mia vita non sarà mai più come prima", dice adesso con un filo di voce.