Pioltello: classi ghetto, l’ora della verità

Lunedì l'incontro del sindaco col preside: vedremo cos'è accaduto davvero

Il sindaco Ivonne Cosciotti

Il sindaco Ivonne Cosciotti

Pioltello (Milano), 28 ottobre 2017 - La città si divide sul caso della scuola, a Pioltello ritorna di scena il dibattito sull’integrazione. I social stanno esplodendo, la vicenda delle classi disomogenee – con gli alunni italiani tutti raggruppati in un’unica classe – fa discutere. Da una parte chi sostiene a spada tratta la scelta della scuola, dall’altra chi urla allo scandalo e parla di «classi ghetto». Il registro di classe della 1D riporta una sequenza di nomi stranieri – 13 su 14 – ma in realtà i luoghi di nascita spaziano da Segrate a Melzo. Sono bambini nati in Italia da genitori stranieri.

A riportare la barra al centro è il sindaco Ivonne Cosciotti, decisa ad andare in fondo alla vicenda per capire se l’accorpamento di ragazzi dai cognomi italiani e stranieri in due classi diverse sia stata davvero una soluzione casuale. Lunedì il sindaco incontrerà il dirigente scolastico dell’Iqbal Masih, Roberto Garroni, per fare chiarezza.

Qual è il suo punto di vista su quanto accaduto a Seggiano?

«Sono scandalizzata dalla scelta di dividere gli alunni in base ai cognomi. I bambini non vedono queste differenze, tra loro si considerano tutti uguali. Sono gli adulti che, a volte, creano le barriere».

Il dirigente scolastico rifiuta la demonizzazione di aver creato classi ghetto, lei cosa ne pensa?

«Lunedì incontrerò il preside per capire cosa sia realmente accaduto. Il prossimo passo sarà su un percorso di più ampio respiro, lavoreremo con gli adulti per affrontare il tema dell’integrazione e avvierò un tavolo politico con tutte le direzioni didattiche degli istituti scolastici per evitare che altri casi come questi possano accadere di nuovo».

Pioltello è la città italiana con la percentuale più alta di stranieri: è una criticità o una risorsa?

«Su 37mila abitanti, a Pioltello vivono 10mila stranieri di cento etnie diverse. Certo, non è sempre facile, però la nostra è anche al città dai 100 colori e dalle mille risorse, ogni giorno lavoriamo nelle scuole per favorire l’integrazione e questo lo sanno bene anche gli insegnanti». A livello nazionale si discute sullo ius soli, a Pioltello si urla allo scandalo per una classe di bambini con genitori stranieri, ma nati in Italia? «Per me i bambini sono soltanto bambini. I ragazzi di Pioltello sono tutti uguali, non ci sono italiani e stranieri. Pioltello non è una città razzista: se realmente qualcosa si è inceppato nel meccanismo, mi dissocio. Bisogna lavorare sull’accettazione, se per gli adulti è un problema che i propri figli siano in classe con compagni dai cognomi stranieri, lavorerò con i genitori per cambiare direzione».

Le scuole di Pioltello sono considerate realtà di frontiera?

«Le nostre scuole sono eccellenti, i nostri test invalsi sono i migliori. E lo dico a ragion veduta, visto che i miei figli hanno frequentato l’intero ciclo scolastico a Pioltello: dalla materna al liceo. Non abbiamo nulla da invidiare ad altre città. Se davvero, alcuni genitori hanno chiesto al preside di tenere i ragazzi italiani in un’unica classe, è un precedente che non approvo. Vedremo lunedì come è andata davvero».