Parco Adda Nord, ricorso dei sindaci contro la Regione

Il commissariamento dell'ente scatena lo scontro istituzionale

L’assessore regionale Claudia Terzi

L’assessore regionale Claudia Terzi

Trezzo sull'Adda (Milano), 13 dicembre 2018 - Parco Adda Nord:  dopo lo scioglimento, le carte bollate e le polemiche. È stato protocollato, e porta la firma di molti sindaci del territorio incluso nell’ente fluviale, il ricorso al Tar contro il decreto di scioglimento del consiglio di gestione dell’ente, firmato dalla Regione Lombardia il 9 ottobre scorso. Nel decreto si chiede l’annullamento del provvedimento e della nomina commissariale: «Irrituale lo scioglimento di una componente amministrativa che nulla aveva a che fare con l’indagine giudiziaria in corso». Ma al ricorso dei sindaci, fra gli altri, per il Milanese, il sindaco di Cassano d’Adda, ribatte subito da Milano l’assessore regionale Claudia Terzi: «Vogliono fare ricorso? Lo facciano. Usino pure i soldi dei contribuenti, diverse migliaia di euro per costituirsi in giudizio, solo per una mera questione ideologica».

Lo scioglimento del consiglio del Parco e la rimozione del presidente in carica, Benigno Calvi, erano arrivati in autunno, nel pieno della bufera giudiziaria che ha travolto l’ex direttore dell’ente Giuseppe Minei e due funzionari dell’area tecnica. La decisione della Regione, che ha nominato come commissario per dodici mesi il professionista Giovanni Bolis, era stata bollata come un’«occupazione in piena regola» da alcuni primi cittadini, perlopiù in quota centrosinistra. Oggi il ricorso «proprio per quelle ragioni», spiega il sindaco di Cassano d’Adda Roberto Maviglia. Ma la Terzi affonda. «Chi fa ricorso deve avere il buonsenso e il coraggio di spiegare ai propri elettori e ai cittadini che sta utilizzando risorse di tutti per difendere chi, messo a capo di un Parco regionale, sostenuto da soldi pubblici, lo ha gestito commettendo, pare, gravi irregolarità. Il Pd, non solo lombardo, sta sempre più dimostrando una grave incapacità di gestione della cosa pubblica, anche se si tratta di un’area protetta».