K-Flex, licenziamenti a un passo. Il Tribunale è l’ultima chance

Trezzo, prove di intesa fallite. Si attende l’udienza del 4 maggio

I lavoratori al corteo del 25 Aprile

I lavoratori al corteo del 25 Aprile

Trezzo sull'Adda (Milano), 27 aprile 2017 - Niente accordo in zona Cesarini per i 187 operai della K-Flex, già da oggi i licenziamenti potrebbero diventare effettivi. L’ultimo giorno utile per discutere il piano industriale è scaduto ieri, Filctem Cgil e Femca Cisl commentano con durezza l’incontro all’Agenzia regionale del Lavoro. "L’azienda si è dimostrata indisponibile al mantenimento di un insediamento in Italia e a creare le condizioni per concedere ammortizzatori sociali". Anche gli incentivi all’esodo sono stati ritenuti "ampiamente insoddisfacenti". K-Flex, al contrario, sostiene di avere "incrementato significativamente" le buonuscite, affiancandole a politiche attive di ricollocamento e annuncia che "darà seguito a quanto prevede la procedura di licenziamento collettivo avviata lo scorso 8 febbraio".

Una pietra tombale sulla permanenza del colosso degli isolanti in gomma a Roncello, al confine con Trezzo. Secondo la ristrutturazione tratteggiata dalla multinazionale si salveranno solo gli altri 62 dipendenti: impiegati, ricercatori, adetti alla logistica e al marketing. A meno che il giudice del lavoro nell’udienza del 4 maggio non ritenga che la proprietà abbia violato l’accordo sottoscritto con i sindacati a dicembre. Diceva l’esatto contrario di quanto sta succedendo oggi. Niente chiusura della produzione fino a fine 2018, niente sforbiciate al personale. "Confidiamo - dice Matteo Moretti della Filctem - che la giustizia possa restituire ai lavoratori i loro diritti". La serrata dello stabilimento di via Da Vinci è vissuta come un danno irreparabile dagli operai, che si sentono sfuggire di mano il futuro.

Ma brucia anche la beffa: K-Flex ha ottenuto sovvenzioni dal ministero dello Sviluppo economico e aiuti dalla Cassa depositi e prestiti per aprire controllate in India, Cina, Malesia, Hong Kong e Dubai. "Il governo - l’appello dei lavoratori - faccia in modo di impedire che aziende che prendono finanziamenti pubblici e vedono lo Stato nella compagine azionaria delocalizzino e licenzino". Per evitare il trasloco dei macchinari, le maestranze sono accampate ai cancelli da 94 giorni. L’ultima iniziativa è stata la partecipazione al corteo della Liberazione a Milano. Con loro, striscione in mano, Susanna Camusso, segretario della Cgil.